The Woman


Film scoperto assolutamente per caso, mandato in onda da Rai 4 per ben due volte nelle ultime due settimane. Allora si va ad indagare. Presentato al Sundance Festival del 2011, accolto da varie indignazioni e malori da parte di alcuni stomaci deboli (azzarderei dire debolissimi visto cosa fa vedere) e additato da qualcuno come un film profondamente maschilista. DI sicuro da quelli che hanno abbandonato la sala per i vari malori, perchè di sicuro il film non lo hanno visto.

USA 2011
Titolo Originale: The Woman
Regia: Lucky McKee
Cast: Pollyanna McIntosh, Lauren Ashley Carter, Sean Bridgers, Marcia Bennett
Genere: Thriller

La trama in breve: Chris Cleek è il padre di una numerosa famiglia. Vive in una villa isolata con la moglie e i tre figli, un maschio e due femmine. Un giorno mentre è a caccia, trova nel bosco una donna, che vive come una selvaggia, quasi fosse un animale. Decide di catturarla e imprigionarla con l’intento di addestrarla a vivere come un essere umano. Ben presto i suoi intenti si riveleranno altri, con il figlio che decide di seguire le orme, bestiali, del padre.

Beh le critiche ricevute dal film al Sundance Festival non hanno nè capo nè coda. Il film non è affatto misogino e maschilista, anzi, il regista vuole esplorare la condizione della donna, sia la donna “animale”, sia le tre donne della famiglia Cleek, completamente assoggettate ad un uomo che contrapposto alla donna che cattura, fa emergere tutto il suo lato bestiale.

La trama è per molti versi lineare, non ha grandi doti innovative nè altro, ma questo film si contraddistingue alla grande per la fotografia, la scenografia e i personaggi, che, a parte il figlioletto della famiglia, non evolvono in corso d’opera. Anche se in realtà per il figlio si può pensare che tutto fosse già dentro di lui, cresciuto come è cresciuto in quella famiglia.

Il finale è tutto da comprendere. Non ve lo rivelo perchè non si fa, però è quanto di probabilmente più giusto e vero ci possa essere.

Voto: 7

Men in Black III


Dieci anni. Dieci anni dal secondo episodio di una saga che pareva, giustamente, interrotta dopo un secondo episodio piuttosto deludente, che sta all’ombra dell’originalità creativa del primo. Dieci anni per riesumare questa saga con un terzo capitolo che puzza di inutilità da lontano un miglio. Di film inutili ne ho visti e ne vedrò ancora a bizzeffe, questo sicuramente, ma mai lo erano già in partenza. E quindi questo film lo vedo, ovviamente per proseguire la saga, che spero che a questo punto abbia un arresto definitivo.

USA 2012
Titolo Originale: Men in Black III
Regia: Barry Sonnenfeld
Cast: Will Smith, Tommy Lee Jones, Josh Brolin, Emma Thompson, Alice Eve, Jemaine Clement
Genere: Fantascienza, Commedia

La trama in breve: Boris L’Animale, criminale intergalattico, fugge dalla prigione di LunarMax, facendosi trasportare indietro nel tempo, nel 1969, per uccidere l’agente K, reo di avergli fatto perdere il braccio. Alterato il normale scorrere degli eventi, l’agente J è costretto a intraprendere un viaggio nel tempo per salvare l’amico e collega K.

Al centro di tutto c’è un viaggio nel tempo. Un viaggio nel tempo nel periodo del lanco dell’Apollo 11 sulla Luna. Un viaggio nel tempo in un periodo in cui in America i neri non erano proprio ben accetti. Su questo fatto vi è solo un accenno all’inizio del viaggio, poi il tutto viene inspiegabilmente lasciato correre.

Invece che soffermarsi sulla trama, che di certo è esilissima, quasi di più dei due episodi precedenti, è il caso di soffermarsi soprattutto sui clichè ormai scontati e ripetitivi creati per questi film. Will Smith non ne ha più. Io non lo sopporto più e non mi fa più ridere. E soprattutto insistere continuamente, continuamente e ancora continuamente sulla poca espressività e sull’incapacità di provare emozioni dell’agente K è quanto meno stancante, se non irritante.

I mostri, come nei due episodio precedenti, sono assolutamente inverosimili. Il che ci starebbe anche, se non fosse che anche loro, nel primo film facevano un po’ ridere, ora proprio non vengono quasi mai utilizzati, se non per fare qualche citazione estemporanea. Le battute di spirito non funzionano quasi per niente, giocando su un tipo di comicità che personalmente a me non piace neanche un po’. E poi ormai i Men in Black non fanno più parte di questo periodo. Nel 1997 il film ebbe un giusto successo. Ora, 15 anni dopo, ce li eravamo quasi dimenticati.

Ma a farceli ricordare ci hanno pensato Barry Sonnenfeld & co. creando una storia che a fatica sta in piedi e che non è nemmeno coinvolgente. E la scena con Andy Warhol, che voleva essere comica, dissacrante verso uno dei più famosi artisti moderni (che a me non piace tra l’altro), è stata quanto mai odiosa e mal riuscita.

Voto: 4,5

La fuga di Martha


Film della settimana, appena uscito, tra i pochi che mi ispiravano tra le uscite di questo weekend, di cui ho parlato in questo articolo, anche se molto brevemente. Storia difficile quella narrata, particolarmente difficile soprattutto da digerire, tanto che il risultato è stato abbastanza ambiguo e la parziale delusione sarà difficile da lenire.

USA 2011
Titolo Originale: Martha Marcy May Marlene
Regia: Sean Durkin
Cast: Elizabeth Olsen, John Hawke, Sara Paulson, Hugh Dancy
Genere: Drammatico, Thriller

La trama in breve: Fuggita da una casa in cui sono gli uomini a comandare e le donne trattate come schiave, Martha cercherà di rifarsi una vita a dalla sorella maggiore Lucy e dal cognato Ted. Ben presto si scoprirà che Martha viveva con una setta religiosa in cui venivano praticate violenze sulle donne, comandata da Patrick. L’esperienza nella setta però ha segnato gravemente la psiche di Martha, che ben presto dovrà fare i conti con il suo passato.

Come già detto in apertura questo è un film difficilissimo da digerire. Pesante come pochi sia per il tema che viene trattato, il chè potrebbe non essere cinematograficamente un male, sia per i ritmi con cui viene trattato, che secondo me sono eccessivamente lenti e discorsivi. Sarebbe forse stato meglio giocare un po’ di più sulla fotografia e sulle immagini, come ad esempio fatto in Hunger, a volte più efficaci delle parole dette dagli attori in scena.

La storia di Martha ci viene narrata tramite il parallelismo tra la vita con la sorella maggiore e quella precedentemente vissuta nella setta. La sua psiche è fortemente turbata, tanto da far sembrare normali alcuni atteggiamenti assolutamente condannabili. Molte cose tra l’altro non ci vengono spiegate affatto e lasciate all’immaginazione dello spettatore.

E se da una parte all’inizio sia Lucy che Ted accettano la condizione della ragazza, prima o poi entrambi dovranno fare i conti con i problemi che lei crea loro. Emblematicissimo il fatto che Martha durante tutta la durata del film non parlerà mai con Lucy di ciò che le è successo, lasciandolo però talvolta trasparire tramite alcuni atteggiamente assolutamente strani ed inspiegabili. La sorella però sembra non volerla ascoltare nè capire a fondo ciò che è veramente accaduto.

E’ un film su cui si potrebbero tirare fuori tantissime riflessioni e tantissimi temi, lascia fortemente l’amaro in bocca per la realizzazione e per la pesantezza con cui viene trattato il tutto. Un finale assolutamente aperto ad ogni possibilità che non funziona tanto quanto il finale, allo stesso modo aperto, ma splendido, di Another Earth, in un contesto in cui di capire se lei è diventata paranoica o qualcuno la sta veramente cercando per portarla indietro non è di certo la cosa importante su cui giocare per creare un finale del genere.

Voto: 6-

Quella casa nel bosco


Altra uscita della scorsa settimana, un film che mi faceva paura, semplicemente per il fatto che ormai gli horror americani dell’ultimo fanno paura, ma non in quanto horror, ma in quanto film. Non hanno nè capo nè cosa, farebbe più paura andare da un macellaio e vederlo squartare un pollo, che poi è la stessa cosa che succede in questi film, solo che invece dei polli ci sono le persone. Convinto da recensioni piuttosto positive e dalla presenza di Joss Whedon alla sceneggiatura (il recente The Avengers e il meno recente Buffy – L’ammazzavampiri) mi appresto a vederlo, con il dovuto scetticismo.

USA 2011
Titolo Originale: The Cabin in the Woods
Regia: Drew Goddard
Cast: Richard Jenkins, Bradley Whitford, Jesse Williams, Chris Hemsworth, Fran Kranz
Genere: Horror

La trama in breve: Cinque studenti universitari partono per una vacanza, in una casa nel bosco, in cui due tecnici di un’importante impianto industriale hanno installato delle telecamere nascoste. Da semplice luogo disperso e misterioso la casa si trasformerà in un luogo tetro e angusto, pieno di insidie e di misteriose creature, risvegliate da loro stessi leggendo una misteriosa formula da un diario trovato nella cantina della casa.

Quello che a leggere soltato la trama potrebbe sembrare un semplicissimo slasher, in cui i protagonisti sono destinati a morire uno ad uno tramite atroci sofferenze, altro non è che un semplicissimo slasher in cui i protagonisti sono destinati a morire ad uno ad uno tramite atroci sofferenze. Perchè alla fine questo è il film ed è questo quello a cui vuole arrivare.

Ha però un gran bel merito. Quello di non ridursi alla creazione della solita trama banale, in cui c’è un assassino che li ammazza tutti, ma sotto c’è un qualcosa di originale, di nuovo e di mai visto, soprattutto nella costruzione dei mostri e nel mistero che si cela sulla loro presenza all’interno della casa nel bosco. L’idea che tutto venga controllato da un impianto industriale, in grado di cambiare e manipolare l’umore dei ragazzi, è qualcosa che mai si era visto prima e che sicuramente da ora in poi verrà abusato all’inverosimile.

Che poi il risultato finale non mi sia piaciuto particolarmente è tutto un altro discorso. Il film non fa paura, non mette angoscia e sai già più o meno quello che deve succedere, ma l’idea di fondo è apprezzabile, sperando in un futuro più roseo per il genere. Il cast tra le altre cose è il tipico cast da commedia/horror adolescenziale, col solo Chris Hemsworth già visto in qualcosa di leggermente più serio (Thor), e non se la cava nemmeno male.

Voto: 5,5

Weekend al cinema! – 25.05.2012


Eccoci giunti alla rubrica settimanale sulle uscite del weekend cinematografico, alcune delle quali sono state, sapientemente o meno, anticipate a mercoledì. Se però settimana scorsa buona parte delle uscite si rivelava abbastanza interessante (tra cui il bellissimo Another Earth passato di recente sui miei schermi), quelle di questa settimana sono abbastanza scialbe, tra cui qualche film inutile di cui certamente non ne sentivamo il bisogno.

Men in Black III di Barry Sonnenfeld
Uscito già da due giorni nei cinema italiani, dieci anni dopo l’ultimo capitolo, usando la tecnologia 3D e l’iMax. Ci si chiede che bisogno ci sia di tirare fuori un terzo capitolo dieci anni dopo il secondo, quando questi ormai hanno fatto il loro tempo e di certo non sono dei film superbi. E poi Will Smith ha abbastanza rotto le palle. Potrei vederlo giusto per stroncarlo potentemente. Questo viaggio nel tempo si prospetta uno dei peggiori nella storia del cinema.

Cosmopolis di David Cronenberg
Considerando che il mio unico approccio con Cronemberg è stato eXistenZ (scritto con la X e la Z maiuscole), da un certo punto di vista sono limitato io, da un altro la cosa bella della prima impressione è che è solo una. Non mi fido assolutamente ma lo vorrò vedere, per ricredermi o per odiarlo definitivamente. E poi vediamo se il vampirello bello bello di Twilight dopo il disastro di Bel Ami (non l’ho visto ma per me è un disastro a priori) potrà far dire a qualcuno “oh si questo è un attore decente” e si leverà dal ruolo odiatissimo di “vampirello bello bello”.

Molto forte, incredibilmente vicino di Stephen Daldry
Altro film un po’ lecchino ma che forse forse potrebbe riuscire ad emozionare un po’. Solito film post 11 settembre di cui di certo non se ne sente così tanto il bisogno ma che ogni tanto va tirato fuori per far piangere lacrime facili. Lo so, sono cinicissimo, ma ne hanno fatti passare talmente tanti di film del genere che ormai mi sono un po’ rotto le palle.  Tratto dal romanzo di Jonathan Safran Foer, ci racconta la storia di un bambino che ha una chiave per aprire qualcosa. La chiave è stata trovata per caso nel magazzino del padre, scomparso negli attentati dell’11 settembre. Un buon cast di sicuro, non so quanto io sia pronto per questo film

Silent souls di Aleksei Fedorchenko
A dirla tutta non ho alcunissima conoscenza del cinema russo. Vivo col mito de “La corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca” (e non ditemi che è scritto sbagliato per favore, visto che Paolo Villaggio in “Il secondo tragico Fantozzi” ha dovuto dirlo così per problemi con l’acquisizione dei diritti) e con gli annessi 92 minuti di applausi. E per me il cinema russo si ferma qui, con la credenza che i loro film siano tutti dei gran mattonazzi. E visto che sono un signore non vi dico appoggiati dove. Che sia la volta buona che tento un approccio più serio verso il genere? Può darsi, ma se dormo dopo un minuto di film è la fine.

Operazione vacanze di Claudio Fragasso
Se “La corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca”, “Giovannona coscialunga”, “L’esorciccio” e “La polizia si incazza” lo sono ancora di più. E se “all’alba del terzo giorno, la polizia si incazzò per davvero”, io rischio di incazzarmi subito, ora, dopo nemmeno un minuto di trailer. Ma molto molto di più. E consideriamo che questo film, con un Jerry Calà che mai come ora e come nessun altro mi sta sulle palle, è a livelli certamente inferiori dei tre film citati (tra cui il terzo non esiste, il che è tutto dire). Poi c’è Valeria Marini, potevano prendere una gnocca veramente gnocca invece che quel gommone che mi ispira meno sesso di un tavolo da salotto non credete? Film da evitare come la peste bubbonica, che a confronto si può paragonare ad una vacanza di salute.

Fallo per papà di Ciro Ceruti e Ciro Villano
Altro film italiano, che ormai sta quasi diventando sinonimo di pessimo, in sala. In realtà di solito queste commedie famigliari le trovo abbastanza piacevoli, peccato che in questo film non ci sia De Luigi, altrimenti lo avrei guardato di sicuro. Invece qua il cast lascia parecchio a desiderare. O meglio. Chi li ha mai visti questi?

Bad Habits Stories di Umberto Del Prete, Egidio Ferrara, Giulio Reale, Enrico Tubertini
Io odio i film a episodi. Mi fanno schifo. Quasi tutti. Ci sono riusciti col primo “Manuale d’amore”, anche “Fantozzi” molto alla larga lo si può considerare un film a episodi, ma ora anche basta. Se guardo un film voglio che duri come minimo un’ora e venti o un’ora e mezza. Se devo guardarmi tre o quattro episodi da venti minuti che messi assieme fanno un’ora e mezza, mi sparo quattro puntate di seguito del mio telefilm del momento, non vado di certo al cinema.

Dietro il buio di Giorgio Pressburger
E’ stranissimo che un film italiano, a pelle, mi ispiri. Questo mi ispira abbastanza, visto il trailer e il tema che tratta è tra i miei preferiti. Vedremo come sarà reso. Poi io che sono esterofilo, se questo film si fosse chiamato “Behind the Dark” sarei andato a vederlo di corsa probabilmente. Anche se altrettanto probabilmente sarebbe stato un horroretto in cui prima si scopa e poi arriva il mostro di turno a fare l’ammazzatore. Però si chiama “Dietro il buio”, non è un horror, eppure mi ispira.

La fuga di Martha di T. Sean Durkin
Esordio alla regia per Durkin, film che mi ispira parecchio, forse quello che mi ispira di più tra quelli che passa il convento questa settimana.

Another Earth


Ne avevo già parlato nell’articolo sulle uscite al cinema della settimana di quanto attendessi con assoluta impazienza questo film. L’attesa è finita e quello che avevo bollato come film più interessante della settimana non è assolutamente stato da meno rispetto alle attese.

USA 2011
Titolo Originale: Another Earth
Regia: Mike Cahill
Cast: Brit Marling, William Mapother, Matthew-Lee Erlbach, Diane Ciesla
Genere Drammatico, Fantascienza

La trama in breve: Rhoda è una ragazza diciassettenne, ammessa all’MIT dopo aver conseguito il diploma. Tornando da una festa, sente alla radio della scoperta di un nuovo pianeta, speculare alla Terra e sua replica esatta. Distratta nel guardare fuori dal finestrino per ricercare il pianeta nel cielo provoca un incidente in cui uccide moglie e figlio di cinque anni del compositore John Burroughs. Uscita dal carcere quattro anni dopo, cercherà il compositore e non riuscendo a dirgli la verità chiedendogli perdono, decide di passare del tempo con lui, come donna delle pulizie.

Premettiamo subito che questo non è assolutamente il film che può sembrare. Tutto quello che dicono le trame su internet, scritte prima della visione del film, può essere mal interpretato. Questo non è un vero e proprio film di fantascienza, anzi, la parte fantascientifica è solo un contorno minimale, quasi metafisico.

A cosa guarda questo film? Certamente guarda con uno sguardo del tutto personale alla ricerca della redenzione da parte di Rhoda ed al rapporto che si viene a creare tra lei e John. Questo pianeta-doppione in cui anche le persone che ci vivono sarebbero delle nostre “copie” fa da sfondo alla vicenda, in quanto sogno impossibile della ragazza, ormai alla ricerca di una felicità che potrà ottenere soltanto in un modo, per un finale che di certo deluderà molti, perchè lascia le cose molto in sospeso, ma di certo non ha deluso me.

Una sceneggiatura ottima, la si vede già nella prima, spettacolare, sequenza. Delle interpretazioni che difficilmente si vedono in determinati film indipendenti, conditi da una colonna sonora, quasi tutta formata da brani di solo pianoforte, che sono lo specchio reale dell’atmosfera che si respira durante tutto il film (ed in questo caso non è l’altra Terra a fare da specchio).

Voto: 8,5

Aparecidos


Film scoperto di recente grazie alla segnalazione di un paio di blog di cinema che seguo, questo horror spagnolo, mai arrivato in Italia e che mai arriverà, meritava una visione particolare. Avrò visto si e no un film spagnolo in vita mia (mi ricordo solo La habitaciòn del niño) e diciamo che l’impressione è stata davvero tanto buona, non fosse che la Spagna è la terra delle telenovelas che sono a loro volta la rovina della recitazione, quindi ero come sempre un po’ scettico, come ogni volta che provo qualcosa di nuovo.

Spagna, Argentina, 2007
Titolo Originale: Aparecidos
Regia: Paco Cabezas
Cast: Ruth Diaz, Javier Pereira, Pablo Cedrón, Leonora Balcarce, Isabella Ritto
Genere: Horror, Drammatico

La trama in breve: Chiamati a recarsi in Argentina per firmare i documenti che permetteranno ai medici di staccare la spina alle macchine che tengono in vita il padre morente, Pablo e Malena, prima di prendere una decisione definitiva, decidono di intraprendere un viaggio, per tornare nella casa in cui nacque Pablo. Scoperto un diario sotto il parafango della macchina su cui viaggiano, i due incominciano a rivivere le vicende scritte in quel diario, che parlano di un misterioso omicidio avvenuto vent’anni prima.

Questo horror non è un semplice horror. E’ difficile quanto riduttivo vederlo solo sotto questo aspetto. Ma è uno degli aspetti, quindi va considerato. Un horror che cerca poco l’effetto sorpresa tipico degli ultimi anni, ma si basa su atmosfera e ritmi lenti, che fanno alzare la tensione all’inverosimile. Si cerca nel passato per, magari, scoprire qualcosa di nuovo sul presente.

L’aspetto horror secondo me è solo un contorno in questo film, rilevante sì, ma non di certo l’aspetto fondamentale. Il regista ha voluto dare un’impronta drammatica al film, raccontando la storia della famiglia del diario con una cura nel farci sapere piano piano tutti i risvolti portati da quel triplice omicidio. Non si limita a dirci cosa è successo, ma scava nei sentimenti di chi ci è passato venti anni prima e in quelli di chi, come i due fratelli, lo sta rivivendo ora.

E aggiungiamo anche l’impronta da road-movie data alla pellicola. Sì perchè i due protagonisti intraprendono un viaggio di tremila chilometri per scoprire il loro passato, per tentare di salvare la famiglia che loro vedono morire pian piano, anche se tutto è già accaduto venti anni prima. Nella strada verso casa scopriamo anche l’intento “politico”, trattato talvolta con ironia, talvolta con le pinze, senza mai farne un riferimento chiaro. Riferimento chiaro che c’è però nel titolo, ricordando i Desaparecidos del regime militare argentino dei primi anni ottanta. Critiche e ricordi velati, durante tutta la durata del film, che diventano chiarissimi nella spettacolare inquadratura finale.

Questo film vince su tutti i fronti, probabilmente il film horror più emozionante che ho visto negli ultimi tempi, una carica pazzesca, la cura dei particolari, le interpretazioni dei protagonisti che si immergono completamente nella vicenda della famiglia sterminata. Questo film racchiude tutto ciò che manca aii film horror americani dell’ultimo periodo che, tanto pubblicizzati, continuano a non funzionare.

Voto: 8

Telefilm Chart 2011/2012 – Premi Speciali


Finita la rassegna dei telefilm della stagione, è ora tempo di dare qualche, anche questa volta personalissimo, premio speciale. Ma prima, il riepilogo definitivo della classifica!

  1. American Horror Story
  2. Once Upon a Time
  3. Homeland
  4. The Walking Dead (Stagione 2)
  5. Game of Thrones (Stagione 2)
  6. The Vampire Diaries (Stagione 3)
  7. Touch
  8. New Girl
  9. Spartacus: Vengeance (Stagione 2)
  10. Pretty Little Liars (Stagione 2)
  11. Dexter (Stagione 6)
  12. The Big Bang Theory (Stagione 5)
  13. Glee (Stagione 3)
  14. Supernatural (Stagione 7)
  15. The River
  16. Alcatraz
  17. Awake
  18. Ringer
  19. Terra Nova

E ora… I premi speciali!!!

Miglior attore protagonista: Kiefer Sutherland (Touch)
Un po’ perchè ho visto poche serie in cui il protagonista assoluto è maschile un po’ perchè la sua prova in questa prima serie di Touch è daverro buonissima. Non ai livelli di 24, ma la migliore tra tutte quelle che ho visto.

Miglior attrice protagonista: Claire Danes (Homeland)
Molto difficile la scelta, ma alla fine è ricaduta sulla protagonista di Homeland, bravissima nell’interpretare il suo ruolo di “sola contro tutti”.

Miglior attore non protagonista: Robert Carlyle (Once Upon a Time)
Qui non ho avuto dubbi. Il mio personaggio preferito dell’anno, quel Mr.Gold/Tremotino di Once Upon a Time che ci regala il suo carattere subdolo, pazzo e calcolatore.

Miglior attrice non protagonista: Jessica Lange (American Horror Story)
Anche qui pochi dubbi e poco da dire. Personaggio fondamentale in tutta la storia, interpretazione magistrale di un personaggio che mi resterà nel cuore a lungo.

Miglior sigla iniziale: American Horror Story, Game of Thrones
Qui la vittoria va a pari merito alle due sigle. La prima angosciante e tetra, la seconda un capolavoro di grafica.

AMERICAN HORROR STORY

GAME OF THRONES

Miglior canzone eseguita dagli attori: Boogie Shoes (Glee), Do The Know it’s Christmas? (Glee), Take on Me (Chuck)
Qui ne vanno tre a pari merito perchè non so proprio quale scegliere. La prima eseguita alla perfezione da Unique, personaggio che diventerà un cult della serie Glee, la seconda perchè è una canzone che mi ha sempre emozionato particolarmente, eseguita molto bene dal cast di Glee, la terza, pur non avendo seguito la quinta serie di Chuck, che mi resterà nel cuore come l’ultima esibizione dei Jeffster!

BOOGIE SHOES

DO THEY KNOW IT’S CHRISTMAS?

TAKE ON ME

Miglior inquadratura: Hershel che, di spalle, spara da solo a un’orda inferocita di Zombie (The Walking Dead)
Questa inquadratura mi ha gasato. Dura pochi secondi, ma racchiude tutta la tensione del season finale di The Walking Dead!

Telefilm Chart: Le migliori serie TV della stagione 2011/2012 – Il podio!


Ed eccoci finalmente arrivati al momento decisivo. Più atteso della notte degli Oscar, più atteso della finale di Champions League e della finale NBA, più atteso persino del Super Bowl. E’ arrivato il momento di svelare il (personalissimo) podio delle serie TV di questa stagione appena trascorsa. Se vi foste persi gli episodi precedenti non dovete fare altro che seguire questi link:
Pos. 19/13
Pos. 12/8
Pos. 7/4

3° Posto: Homeland
Di cosa parla: Otto anni dopo essere stato dato per disperso in Iraq, Nicholas Brody viene ritrovato e riportato in pompa magna negli Stati Uniti. Tutti lo accolgono come un eroe di guerra, tranna l’agente Carrie Mathisen, che ritiene che la sua ricomparsa improvvisa sia un po’ sospetta, pensando che Brody sia passato dalla parte del nemico. Piccola particolarità, Carrie è pazza! Soffre di un disturbo bipolare che potrebbe crearle dei problemi nel suo lavoro alla CIA.
Motivazione: Una delle serie rivelazione dell’anno. Ben costruita come trama, sceneggiatura, attori, tutto! Una serie al limite della perfezione, non fosse solo per qualche brevissimo momento in cui potrebbe risultare noiosa, ma questi cali nel ritmo solo molto ma molto ma molto rari. Trama intefressantissima su un tema abbastanza difficile, sviluppata con una grandissima cura per i dettagli.

2° Posto: Once Upon a Time 
Di cosa parla: Pensate a tutti i personaggi delle fiabe che avete conosciuto da bambini. Pensate che questi personaggi esistano veramente, imprigionati in una cittadina chiamata Storybrooke, a causa di una maledizione ordita dalla Regina cattiva. Emma Swan, contattata dal figlio Henry, dato in adozione al momento della nascita, è chiamata a salvare i cittadini dalla maledizione e a far loro ricordare la loro vera identità.
Motivazione:Una serie veramente affascinante, che mi ha colpito sin dal primo episodio per l’originalità dell’idea che stava alla base, che poteva essere sviluppata malissimo facendola diventare assai banale oppure in un modo molto interessante. E certamente in questo caso si è verificata la seconda possibilità. Ottimo parallelismo (quasi in stile Lost) tra la vita dei personaggi a Storybrooke e il loro passato nel mondo delle fiabe, a volte rivisitato in maniera originale soprattutto per esigenze di trama. Unico difetto le puntate riempitivo, alcune delle quali con storie poco interessanti, ma comunque con una carica emotiva fuori dal comune.

1° Posto: American Horror Story
Di cosa parla: La famiglia Harmon si trasferisce da Boston a Los Angeles per risolvere i loro problemi di coppia, derivanti da un tradimento di Ben Harmon con una studentessa. La casa in cui si trasferiscono però è stata teatro di innumerevoli morti strane dei precedenti proprietari e i segreti che nasconde sono moltissimi. Inoltre, in un modo o nell’altro, tutti i nodi verranno al pettine.
Motivazione:Questa serie ho iniziato a guardarla per caso. Non sapevo sarebbe arrivata nè di cosa avrebbe parlato. Sapevo solo che terminata la sessione d’esami di settembre cercavo qualcosa da fare e qualcosa da guardare. E’ stato letteralmente amore a prima vista. Un episodio pilota che in 40 minuti racchiude tutto il cinema horror degli ultimi anni, da Shining, a The Others, a La Casa. Angosciante al punto giusto, a partire da una sigla straordinaria. Riesce, per dodici puntate, a mantenere la tensione altissima, a livelli devastanti, per raccontare, oltre che una American Horror Story la drammatica storia della famiglia Harmon e di tutti quelli che precedentemente sono passati per la casa. Incredibile la prova di Jessica Lange, come misteriosissima proprietaria della casa dei vicini degli Harmon.

Eccoci arrivati alla fine di questa classifica, nella speranza di aver accontentato, quanto meno, i gusti di qualcuno, visto che quelli di tutti è praticamente impossibile. Ovviamente il solito invito a commentare per esprimere i vostri assensi o dissensi, o per propormi qualche capolavoro che mi potrei essere perso!

Telefilm Chart: Le migliori serie TV della stagione 2011/2012 – Pos. 7/4


Penultimo appuntamento con la classifica dei migliori telefilm della stagione, le scelte iniziano a diventare difficili, ora sono i gusti personali a farla da padrone, perchè la mia sesta per qualcuno potrebbe essere la prima e viceversa. Ovviamente non voglio essere un’autorità in materia, per cui se siete d’accordo o non lo siete commentate questo e gli scorsi articoli, in modo da poterci confrontare. Se vi foste persi i primi due episodi eccovi i link agli articoli precedenti:
Pos. 19/13
Pos. 12/8

7° Posto – Touch
Di cosa parla: Martin Bohm è un ex giornalista. La moglie è morta durante gli attentati dell’11 settembre e deve occuparsi da solo del figlio Jake, autistico e muto. Presto scoprirà che il figlio ha delle innate ed incredibili capacità nella lettura dei numeri, del loro significato e dei collegamente interpersonali che essi comportano, in modo quasi da prevedere il futuro. Così, all’inizio quasi inconsapevole, inizia la sua missione, in cui ogni volta dovrà decifrare cosa vuole dirgli Jake attraverso i numeri.
Motivazione: La nuova serie con Kiefer Sutherland (che ha interpretato Jack Bauer in 24) è tutt’altro rispetto al suo precedente capolavoro. C’è raramente dell0’azione, ma non è il fulcro centrale della narrazione. Una serie che basa tutto sull’emozione, tramite episodi quasi sempre autoconclusivi all’interno dei quali evolve grandemente il rapporto tra Martin e Jake. L’emozione è proprio il motivo per cui la serie mi ha preso in maniera particolare sin dal primo episodio. Qualche assaggio di trama orizzontale solo nelle ultime puntate ma per ora è veramente abbastanza così.

6° Posto: The Vampire Diaries (Stagione 3)
Di cosa parla:Dopo la morte di Jenna e l’addio da parte di Stefan, che segue le orme di Klaus, sarà Damon ad occuparsi di Elena. Stefan intanto tornerà ad essere il bastardo succhiasangue che è sempre stato, Jeremy vede i morti e si crea un intreccio che vede protagonisti i vampiri originali.
Motivazione:Per come l’ho descritta nella trama può sembrare che questa stagione sia stata un immenso casino. Beh è vero, un casino bellissimo però. Una serie tv che cresce alla distanza, migliorando di stagione in stagione, le storie di Mystic Falls sono clamorosamente belle, si vanno ad esplorare tutti i tipi di mostri che abitano la cittadina e gli originali a fare quasi da burattinai (tra cui la bellissima Rebekah). Cliffhanger finale un po’ telefonato durante tutta la stagione, vedremo a che cosa porterà nella prossima.

5° Posto: Game of Thrones (Stagione 2)
Di cosa parla:Riassumere la trama di questo show in poche righe come ho fatto per tutte le altre serie è impossibile. La trama è troppo complicata per essere ridotta in così poco spazio. Vi basti sapere, nel caso non lo sappiate già, che la serie è basata sul ciclo di romanzi “Cronache del ghiaccio e del fuoco” di George R.R. Martin.
Motivazione: Così come nella prima stagione si conferma l’altissima qualità realizzativa di questa serie. Ottimi interpreti, ottime sceneggiature ed ottime scenografie, per l’impresa di rendere la trama accessibile a tutti. Ottima la presenza del solito divertentissimo Tyrion Lannister, che in questa serie è pure diventato Primo Cavaliere. Solite troppe sottotrame che si fanno talvolta fatica a seguire, ma la serie vince su tutti i fronti.

4° Posto: The Walking Dead (Stagione 2)
Di cosa parla:I nostri superstiti, radunatisi in un autostrada, devono decidere il da farsi per sfuggire all’orda infernale di zombie che prima o poi infesterà ogni angolo del pianeta. Smarrita Sophia, durante le ricerche Karl rimane ferito a causa di un incidente di caccia. Ciò permette al gruppo di conoscere Hershel, un vecchio veterinario che vive in una fattoria con la sua famiglia, un luogo tuttora incontaminato e apparentemente skicuro, in cui verranno ospitati Rick, Shane e i loro compagni.
Motivazione: Dopo una prima serie basata molto sull’azione e sugli zombie, questa seconda serie attua una svolta, in cui gli zombie si vedono molto di meno e ci si basa molto di più sullo sconvolgimento che la nuova situazione ha portato nelle vite di tutti. Cambiamento che rende la serie molto più lenta negli sviluppi della trama, ma che la rende anche assai più intrigante, attraverso dialoghi studiati e riflessioni morali obbligatorie (talvolta un po’ scontate). I veri morti che camminano non sono gli zombie, ma sono quelli rimasti in vita!

Eccoci giunti alla fine di questa terza parte della classifica delle migliori serie tv della stagione. A domani per l’attesissimo podio!