Weekend al cinema! – 29.06.2012


Altra settimana estiva che passa e altro fine settimana estivo con uscite cinematografiche degne del periodo dell’anno in cui escono. Qualche film abbastanza interessante questa settimana c’è, uno su tutti Take Shelter di Jeff Nichols, riguardo al quale molti sono pronti a gridare al capolavoro. Esce anche un film bio-documentario su Bob Marley e il prequel di un grande film horror del passato (che ancora non ho avuto il piacere di recuperare però).

La cosa di Matthijs van Heijningen Jr.
La storia di questo film si svolge tre giorni prima degli eventi narrati nell’omonimo film di John Carpenter del 1982. Io non ho mai digerito moltissimo i prequel, ma non avendo visto neanche il film precursore originale preferisco non esprimermi e magari godermi appena possibile entrambi i film. Fatto sta che come al solito, quando si parla di film horror, inizio ad avere paura. Non tanto perché il film è un horror e dovrebbe fare paura, quanto perché ultimamente sono uscite alcune cose alquanto improponibili.

 

 

Qualche nuvola di Saverio di Biagio.
Film italiano della settimana, al solito film da saltare a piè pari. La qualità del nostro cinema è ormai scesa inesorabilmente così tanto in basso che certi film vengono cassati già in partenza solo per il fatto di essere italiani. Mi devo vedere “Cesare deve morire” forse per far alzare un pochino la mia opinione.

 

Il cammino per Santiago di Emilio Estevez.
Questa specie di Into the Wild in salsa spagnola potrebbe essere il film rivelazione della settimana. Ultimamente ho approcciato al cinema spagnolo col film “Aparecidos” e mi aveva abbastanza impressionato per la capacità di emozionare e per la cura verso la caratterizzazione di ogni personaggio che entra in scena. Non so se riuscirò a perdermi questo film, che devo ammettere che mi ispira parecchio.

Marley di Kevin MacDonald.
Documentario biografico sull’icona della musica reggae Bob Marley, costruito tramite immagini e video di archivio. Non ho una grande passione per la musica di Bob Marley, ma questo documentario potrebbe essere una visione imprescindibile per poter iniziare a comprenderlo, dopo anni che tento di ascoltarlo senza riuscirci.

 

I tre marmittoni di Bobby Farrelly, Peter Farrelly.
Se c’è una comicità che non riesco a sopportare e non mi fa quasi per niente ridere, risultando alla lunga patetica, è quella di questo genere. Gag riciclate da ormai 40 anni non me la faranno certo piacere di più. Non lo vedrò MAI!

 

 

L’amore dura tre anni di Frédéric Beigbeder.
Se l’amore durasse davvero tre anni vorrebbe dire che io sarei quasi al capolinea, anche se il mio è un amore a senso unico. Sarebbe una gran liberazione in tal caso. Commedia francese che non fa assolutamente per me da ogni punto di vista, vuoi per il titolo, vuoi per l’argomento, non so se ce la farei a sopportarlo.

 

Take Shelter di Jeff Nichols.
Film assolutamente da non perdere. Trama interessantissima, che può ricordare neanche troppo velatamente quel capolavoro che fu e che è “Donnie Darko”. Alcuni hanno gridato al capolavoro su questa pellicola, vorrà dire che vi porrò la massima attenzione.

Inception


Eccoci giunti quasi alla fine della rassegna di film di Christopher Nolan, con la visione di Inception ora mancano solo i due film su Batman e poi sarò pronto per a fine di Agosto a guardarmi “Il cavaliere oscuro – Il ritorno”. Premetto che Inception è uno dei film che mi sono piaciuti di più negli ultimi anni, vuoi per l’azione e per il ritmo serrato e quasi incontrollabile, vuoi per l’infinita simbologia che gli sta dietro che ti porta ad andare a cercare risposte anche dopo la sua visione. Risposte che ancora non mi sono complete dopo averlo visto per ben tre volte.

USA, Regno Unito 2010
Titolo Originale: Inception
Regia: Christopher Nolan
Cast: Leonardo DiCaprio, Joseph Gordon-Levitt, Ellen Page, Tom Hardy, Ken Watanabe, Dileep Rao, Cillian Murphy, Tom Berenger, Marion Cotillard
Genere: Azione, Thriller, Fantascienza

La trama in breve: Dominic Cobb è un estrattore di sogni. Egli si occupa di “rubare” i segreti di alcune persone molto importanti mentre loro dormono, entrando e manipolando i loro sogni. Assieme al socio Arthur tenta di entrare nella mente di Saito, un potente uomo d’affari, per rubargli alcuni segreti, ma l’estrazione fallisce perchè Mal, la moglie defunta di Cobb, interferisce nel sogno. Saito dunque propone a Cobb un accordo: grazie alle sue conoscenze potrà farlo tornare negli Stati Uniti, ma Cobb dovrà effettuare un “innesto”, processo inverso dell’estrazione, nella mente di Robert Fisher, erede del più grande rivale in affari di Saito.

Il sogno. Io non mi ricordo i miei sogni. Assolutamente quasi mai. Per me potrebbe essere un problema anche se la maggior parte di quelli che ricordo o sono tremendamente belli oppure mi sconvolgon tantissimo. L’idea fantascientifica che qualcuno li possa manipolare dall’esterno è qualcosa che mi affascina veramente tantissimo. Per questo probabilmente, ma non solo, amo particolarmente questo film.

Un film in cui si creano i presupposti per farsi delle domande dopo la sua visione. Un film in cui probabilmente nessuna azione, nessun oggetto, nessun sogno è lasciato al caso, tanto da doverlo rivedere più e più volte per provare ad iniziare a comprendere qualcosa della sua immensa simbologia.

L’azione che si svolge durante il film è coinvolgente al massimo e ti tiene incollato anche perchè man mano si scoprono cose sul passato di Cobb, e piano piano si rimane incuriositi su come si può fare ad innestare un’idea in una mente.

Spettacolare la scenografia, spettacolari gli effetti speciali, se non erro premiati anche con un Oscar, ma soprattutto, spettacolarissima la colonna sonora firmata Hans Zimmer, ormai un’icona nelle soundtrack dei film.

Voto: 9

Insomnia


Altro film di Nolan, film che mi tocca da vicino, visto che ogni tanto soffro di quella cosa di cui parla il titolo.

USA 2002
Titolo Originale: Insomnia
Regia: Christopher Nolan
Cast: Al Pacino, Robin Williams, Hilary Swank, Maura Tierney, Martin Donovan
Genere: Thriller

La trama in breve: Will Dormer, detective della squadra omicidi di Los Angeles, viene trasferito in Alaska assieme al collega Hap Eckhart, per risolvere un caso di omicidio ai danni di una ragazza del luogo, Kay Connel, assieme ad Ellie, investigatrice della polizia locale. I due, intanto, sono indagati per aver fatto condannare un uomo per pedofilia usando prove false, nonostante il condannato fosse realmente colpevole. Durante un inseguimento verso il sospetto dell’omicidio della ragazza durante una sparatoria Dormer uccide per sbaglio il collega Eckhart. Intanto Walter Finch, il sospettato numero uno, inizia a chiamare anonimamente Dormer, che, un po’ a causa del fatto che in quel periodo in Alaska il sole non tramonta, un po’ per i sensi di colpa, soffre di insonnia, e a condividere telefonicamente le sue notti insonni.

Una trama complessa perchè tenta di raccontare molte cose. Tanta è la carne al fuoco e non tutto viene sviluppato a dovere. Rimane qualche buco nella trama e nello svolgimento della storia, che comunque riesce a coinvolgere discretamente grazie soprattutto alle prove dei due attori protagonisti, decisamente sopra le righe.

Mentre Al Pacino riesce magistralmente a rendere gli effetti dell’insonnia sul suo personaggio, anche con le espressioni del corpo, riuscendo ad apparire stanco oltre ogni limite, Robin Williams, interpretando un personaggio dalla dubbia moralità, pare divertito dal ruolo da svolgere, riuscendo a farsi apprezzare, nonostante il suo ruolo da “cattivo”.

Buona trovata l’uccisione di Eckhart da parte di Dormer, decisamente punto focale del film, lasciando irrisolto fino alla fine il mistero se l’assassinio sia stato volontario o accidentale (nella scena c’è molta nebbia).

Decisamente un buon film, probabilmente a livello di trama non rimarrà un capolavoro indiscusso, ma le interpretazioni meritano molta attenzione.

Voto: 7

Following


Prosegue il mio recupero di tutti i film di Christopher Nolan in preparazione all’uscita de “Il cavaliere oscuro – Il ritorno”. Questa è stata la volta della sua opera prima, “Following”, in cui si iniziano ad intravedere i tratti caratteristici del suo stile, in un’opera costruita come un antico noir in bianco e nero, con attori pressochè sconosciuti.

Regno Unito 1998
Titolo Originale: Following
Regia: Christopher Nolan
Cast: Jeremy Theobald, Alex Haw, Lucy Russell, John Nolan, Dick Bradsell
Genere: Thriller, Noir

La trama in breve: Un aspirante scrittore, alla ricerca di ispirazione per la stesura del suo primo libro, decide di iniziare a pedinare le persone, trasformando le loro vite in materiale per il suo lavoro. Tutto ciò va avanti finchè non inizia a pedinare Cobb, un ladro che, scopertolo, deciderà di insegnarli i trucchi del mestiere. Tutto si complica quando lo scrittore si innamorerà della vittima di uno dei loro furti ed inizierà a frequentarla.

In realtà non ho moltissimo da dire su questo film. Più che altro contiene, ancora in forma abbastanza grezza, i tratti distintivi della regia che abbiamo avuto modo di conoscere di Christopher Nolan in film come Inception e nel reboot di Batman, anche se i generi di film fatti sono molto diversi, lo stile di fondo non cambia di molto.

 

Forse forse uno dei problemi veramente grossi di questa opera prima di uno dei miei registi preferiti al momento è proprio il fatto che tutto il film è un quasi assoluto esercizio di stile, senza lasciare trasparire, sia da parte degli attori, sia nello svolgimento della trama, alcuna emozione. Ciò si ripercuote sicuramente sullo spettatore, che rischia di non rimanere affatto coinvolto dalle vicende dei nostri due protagonisti.

Lo stile c’è, la costruzione è ottima, così come tutti i suoi film successivi, ma il pochissimo coinvolgimento pesa tanto su quanto si riesca a vivere il film.

Voto: 6-

Memento


Dopo ormai più di una settimana dall’ultimo film visto, ecco che prosegue, prima dell’uscita di “Il cavaliere oscuro – Il ritorno”, il mio tentantivo di recuperare, rivedere e recensire la non evastissima filmografia di Christopher Nolan, regista che con i suoi ultimi film mi ha fatto perdutamente innamorare del suo stile. In realtà i suoi film che non ho mai visto sono solo i primi tre, ma rivedersi anche tutti gli altri di sicuro non mi farà venire la congiuntivite.

Oggi è il turno di Memento, film di cui mi hanno parlato in molti, alcuni dei quali chiedendomi continuamente, sapendo la mia passione per i film, se l’avessi visto. Una visione che continuavo a rimandare, probabilmente senza alcuna giustificazione, trovando altri film che in quel momento forse mi interessavano di più.

USA 2000
Titolo Originale: Memento
Regia: Christopher Nolan
Cast: Guy Pearce, Carrie-Ann Moss, Joe Pantoliano, Mark Boone Junior, Jorja Fox
Genere: Thriller

La trama in breve: Leonard Shelby, a seguito di un incidente occorso a lui e alla moglie, ha un disturbo della memoria a breve termine che non gli permette di ricordare nulla di ciò che gli accade. Pe riuscire a vivere ha adottato un metodo che prevede l’uso di fotografie, post-it e addirittura tatuaggi sulla sua pelle, che gli ricordano le cose più importanti. Adottando questo metodo, Leonard vuole trovare ed uccidere l’assassino di sua moglie, causa dell’incidente che gli ha causato quel disturbo, per avere la sua vendetta.

Il film si muove principalmente su due binari seguendo una linea narrativa assolutamente anticonvenzionale ed originale. Per chi legge questo post e vorrà vedere questo film sappiate che, con quello che sto per scrivere, potrei rovinarvi il film, visto che la linea narrativa che viene seguita, pur essendo intuibile dopo un po’ di scene, è il punto focale del film.

Il montaggio segue una narrazione degli eventi partendo dall’ultima scena in ordine cronologico, per poi, alla seconda scena, mostrare il primo evento in ordine cronologico, e così via, in modo di arrivare alla fine del film all’evento centrale, il punto focale dell’intera vicenda. Scelta assolutamente azzeccata, che fa rimanere smarrito lo spettatore, che, così come il protagonista, è costretto a mettere insieme i pezzi andando a ritroso negli eventi.

Questo gran film merita soprattutto per la cura con cui si svolgono le scene, niente è lasciato al caso (anche perchè sennò sarebbe decisamente un bel casino) e lo spettatore è costretto, così come il protagonista, a non perdersi nemmeno un pezzo.

Interpretazioni di alto livello per un film che, nella sua genialità, è destinato a rimanere un cult negli anni a venire.

Voto: 8-

Weekend al cinema! 22.06.2012


Dopo una settimana che non mi facciop vivo, causa consegna della prova finale di ingegneria del software e conseguente nessuna visione di qualche film di cui parlarvi, eccoci qui, pronti ad affrontare un altro weekend cinematografico, weekend che nonostante la scarsa proposta a livello di quantità, sono solo cinque i film in uscita, ne propone ben tre di mio assoluto interesse. Il primo, un horror (probabilmente di cattivo gusto vista l’ambientazione e il contesto), il secondo un dramma scolastico piuttosto interessante e il terzo un musical che non mi perderò per nulla al mondo vista la colonna sonora SPAZIALE!!!

Chernobyl Diaries – La mutazione di Bradley Parker.
Un horror ambientato a Chernobyl, basato su una storia originale di Oren Peli (che se avete letto qualche mio articolo passato sapete quanto odio dopo la cagata che fu Paranormal Activity). Seguendo le vicende di sei turisti che visiteranno la città di Pripyat, città in cui vivevano i dipendenti della centrale nucleare di Chernobyl. Probabilmente di cattivo gusto fare un film horror su un evento così assurdamente tragico, visti soprattutto gli strascichi che si porta dietro ancora oggi, si potrebbe rivelare davvero interessante.

Detachment – Il distacco di Tony Kaye.
Ecco il secondo film abbastanza interessante della settimana. Molte recensioni piuttosto positive fanno pendere la bilancia a suo favore, grazie soprattutto ad un Adrien Brody che in questa pellicola pare essere molto in forma. Esplorando le vite di alcuni dei suoi studenti, un professore si ritroverà a rivalutare la sua vita, nella quale ha sempre cercato di allontanare gli altri per non fare emergere il suo passato doloroso.

Chef di Daniel Cohen.
Il mondo della cucina non è certo un mondo che ritrova il mio assoluto interesse. Mi piace, indiscutibilmente, mangiare a strafogo in una maniera assurda, ma a parte una pasta al sugo e poco altro da solo non mi so cucinare niente. In più l’unico film sulla “cucina” che abbia mai visto è stato “Big Night”, che mi ha incredibilmente annoiato, probabilmente per lo scarsissimo interesse che provo verso l’argomento. Inutile dire che eviterò questo film, proprio perchè non mi fa nè caldo nè freddo. Lo odiassi clamorosamente potrei provare a vederlo. Così no.

Un amore di gioventù di Mia Hansen-Love.
Beh, strano che una giovane regista francese, che per giunta si chiama Mia Hansen-Love, tiri fuori un film che si chiama “Un amore di gioventù” alla sua terza prova con i lungometraggi. Detto francamente, visto il trailer potrebbe rivelarsi una visione piacevole, ma la trama potrebbe uccidermi come nient’altro.

Rock of Ages di Adam Shankman.
Tuoni, fulmini e saette si abbattano contro chi parla male di questo film. E magari anche la maledizione di Montezuma, ve la meritate. Un film, tratto da un musical che ha avuto grandissimo successo a Broadway, con canzoni rock anni ’80. Ecco già qui potrei fermarmi e dire che vi ho detto praticamente tutti i motivi per guardare questo film. Ma ve ne dò qualche altro. Poison, Kiss, Bon Jovi, Journey, cantati, vi assicuro molto bene, da Tom Cruise e dal resto del cast. Se riuscirò ad andare al cinema a vederlo passerò le intere due ore del film cantando come fossi a un concerto, potrei esaltarmi in una maniera incredibile.

Weekend al cinema! – 15.06.2012


Eccoci arrivati ad un altro fine settimana ricco di uscite cinematografiche. Insomma, ricco, questo è tutto da vedere. Alcune uscite potenzialmente interessanti ci sono, altre invece non suscitano particolarmente il mio interesse, altre ancora sono visioni che ci si può permettere solo in caso di disperazione.

21 Jump Street di Phil Lord, Chris Miller.
Commedia poliziesca e di azione adolescenziale, uno dei tanti post-cloni di quel successone che è stato American Pie, basato però sulla serie che ha lanciato nel panorama internazionale il grandissimo, ma quasi decaduto, Johnny Depp. Non ho mai avuto modo di vedere qualcosa dei due registi, quindi non so come si comportino dietro la macchina da presa. Il successo di “Project X” fa da apripista a questa commedia che potrebbe rivelarsi piacevole a dispetto di quanto poco mi piaccia il modo di far ridere in stile “American Pie”.

 

 

Benvenuto a bordo di Eric Lavaine.
Commedia francese che, come si potrebbe facilmente presagire dal titolo, è ambientata su una nave. Anzi, di solito titoli del genere poco c’entrano con le navi, ma questo invece si. Visto il trailer non è che ti faccia venire tutta questa voglia di vedere il film, le battute e le scene comiche possono apparire abbastanza scontate e tristi. E’ anche ovvio, vista la recentissima forma dei francesi rispetto al nostro cinema, che questo film sarà 123456 volte migliore di “Operazione Vacanze”.

 

Il dittatore di Larry Charles.
Nuova commedia in stile simil candid-camera per Sacha Baron Cohen, dopo Borat, Bruno e Ali-G. Commedie che, nonostante la scarsissima, quasi penosa, qualità cinematografica, ho sempre trovato abbastanza divertenti in momenti in cui il mio cervello aveva poca voglia di pensare. Di sicuro un film da guardare in compagnia, assolutamente non spendendo 8 euro per andare al cinema, che se guardato con le persone giuste può rivelarsi esilarante.

 

Paura di Marco Manetti, Antonio Manetti.
Altro film molto pubblicizzato del periodo, non tanto forse in televisione, dove penso di non aver visto molte volte il trailer, quanto più che altro tramite i banner pubblicitari su internet. Un horror italiano che secondo me potrebbe rivelarsi abbastanza interessante, sperando non sfoci nella banalità in cui è caduto irrimediabilmente il genere. Poi la scena horror italiana io non la conosco benissimo, se non per qualche capolavoro di Dario Argento, ma su questo film potrei avere qualche bella speranza.

 

 

C’era una volta in Anatolia di Nuri Bilge Ceylan.
Film impegnato della settimana, da regista turco, vincitore del gran premio della giuria al Festival di Cannes. Non ho ancora ben capito se come film mi ispira o no, nonostante nel trailer pullulino le frasi che lo incensano, quindi a quanto pare, nonostante tutto, sarà un thriller da non perdere assolutamente. Unico appunto, prima di vedere il film: il titolo scritto con la stessa grafica di “C’era una volta in America” mi sembra troppo. 

 

 

 

Le paludi della morte di Ami Canaan Mann.
Se il nome della regista vi ha ricordato qualcosa, non siete assolutamente in errore. Ebbene sì, lei è la figlia di Michael Mann, il regista de “L’ultimo dei Mohicani” e di “Alì”, giusto per dire due grandi capolavori (anche se il primo, che il cielo non mi fulmini, non l’ho ancora visto). Bisogna solamente sperare che abbia preso dal padre. Il film di per sè non sembra essere un’idea originalissima dal punto di vista della trama, però penso che un’occhiata gliela darò senza alcun timore.

Adorabili amiche di Benoit Pétré.
Altra commedia francese per questo weekend cinematografico, altra commedia francese che non mi ispira nemmeno un po’. Un road-movie con protagoniste tre cinquantenni che vanno al matrimonio di un loro ex comune.

Venti anni di Giovanna Gagliardo.
Docu-fiction sugli ultimi venti anni di storia italiana, raccontata da due ragazzi che nel 1989 hanno vissuto la caduta del muro di Berlino e che si reincontrano oggi, dopo ben 23 anni. Il fatto che non si trovi nemmeno un trailer del film è abbastanza preoccupante, mi chiedo, se non si trova il trailer, come si farà a trovare il film?

The Prestige


Vista l’imminente, ma neanche tantissimo, uscita del film “Il cavaliere oscuro – Il ritorno” ho deciso non tanto di fare come feci con “The Avengers”, in cui recuperai i capitoli precedenti riguardanti i supereroi protagonisti del film, ma più che altro il tentativo è quello di recuperare l’intera filmografia di Christopher Nolan, uno dei registi più in voga degli ultimi anni, che sicuramente giustifica il suo successo producendo film assolutamente grandi. In realtà li ho visti quasi tutti, mi mancano soltanto i primi tre (“Following”, “Memento” e “Insomnia”), che poi su un regista che di film ne ha fatti “soltanto” otto è comunque un bel numero.

USA, Regno Unito 2006
Titolo Originale: The Prestige
Regia: Christopher Nolan
Cast: Christian Bale, Hugh Jackman, Michael Caine, Scarlett Johansson, Rebecca Hall, David Bowie
Genere: Fantascienza, Thriller

La trama in breve: I due illusionisti Border e Angier, a seguito di un incidente occorso alla moglie di Angier, costatole la vita, decidono di separare le loro carriere, iniziando una rivalità che va ben oltre quella professionale. Mentre Angier è convinto che la colpa della morte di sua moglie sia stata di Borden, Borden rimane vago sull’argomento, asserendo di non sapere cosa fece quella sera. La rivalità, basata soprattutto sull’ossessione di Angier di scoprire quale sia il vero trucco del numero del “trasporto umano”, prenderà pieghe drammatiche, rovinando la vita ad entrambi gli illusionisti.

Nel 2006 uscirono due film sulla magia che ebbero entrambi un buon successo di pubblico. Uno è questo, l’altro è “The Illusionist”, che io non ho ancora visto, ma nonostante questo io continuo ad identificare questo film in base al suo finale, perchè, ammetto, ho sempre confuso i due titoli, nonostante l’estrema diversità delle due pellicole. Sì perchè, [SPOILER], alla fine del film viene rivelato il trucco, quindi è facile identificare questa opera con il suo finale.

Ma, attenendoci più strettamente al film in sè. Una trama che all’apparenza potrebbe non suscitare un grande interesse, viene resa in una maniera davvero coinvolgente, soprattutto grazie alla bravura di Nolan alla regia, dei due interpreti protagonisti della rivalità, ma soprattutto, del mistero che sta alla base del trucco, che suscita curiosità per tutta la durata del film. Trucco, che come detto prima, alla fine verrà rivelato, mandando in vacca ogni regola nota sull’illusionismo riguardo al non rivelare mai i propri trucchi.

Scelta forse coraggiosa, ma con un senso assoluto. Come la conoscenza di ciò che stava dietro allo spettacolo sia riuscita a rovinare le vite di ben due persone, ma soprattutto di tutte quelle che gli stavano accanto. Un ossessione all’interno della quale entra la componente fantascientifica dell’opera, grazie alla presenza, tra i personaggi, del famoso fisico Nikola Tesla (interpretato da David Bowie), famosissimo per i suoi studi sulla corrente alternata, grazie alla quale, nella finzione filmica, si ipotizza che questa potesse spiegare e far funzionare alla perfezione il trucco del “trasporto umano”.

Grandissima è anche la fotografia, curata da Wally Pfister, creando un ambiente scuro e tetro e riuscendo, con neanche così tante cose, a creare una scenografia assolutamente spettacolare.

Voto: 8

…e ora parliamo di Kevin


Di film sulle stragi scolastiche ce ne sono a bizzeffe. Di stragi scolastiche o giovanili, ordite da pazzi criminali e asociali, ce ne sono state, purtroppo a bizzeffe. Quando si pensa a questi tipi di crimini con la mente si va quasi necessariamente a Columbine, nel 1999, in cui due ragazzi in preda alla pazzia uccisero 12 studenti e un professore, ferirono 24 persone e, a loro volta, si suicidarono. Ma anche alla più recente strage di giovani ad Utoya, in cui morirono più di 90 persone. Questi film, basati la maggior parte delle volte sui fatti reali o, quanto meno, ispirati ad essi, hanno sempre come protagonisti o le vittime o i carnefici. Probabilmente mai nessuno aveva pensato alle conseguenze, psicologiche e sociali, che fatti del genere possono provocare in un genitore. E’ proprio ciò di cui si occupa questo film.

Regno Unito, USA 2011
Titolo Originale: We Need to Talk about Kevin
Regia: Lynne Ramsay
Cast: Tilda Swinton, John C. Reilly, Ezra Miller
Genere: Drammatico

La trama in breve: Eva ha messo da parte tutte le sue ambizioni professionali per mettere al mondo un figlio, lasciando la città per vivere in provincia. Dalla nascita di Kevin la sua vita cambia radicalmente, e tra madre e figlio nasce subito un rapporto conflittuale. Con il padre, Kevin è un bambino tranquillo e affettuoso, mentre con la madre il rapporto è molto conflittuale. Tutto procdede finchè Kevin, non ancora sedicenne, decide di compiere una strage nella sua scuola. Il film ci fa vedere, con gli occhi di Eva, ciò che è costretta a vivere la donna dopo l’accaduto, ripercorrendo l’infanzia di Kevin ed interrogandosi sulle proprie responsabilità.

Mentre il titolo “…e ora parliamo di Kevin” potrebbe lasciar presagire una semplice commediola non preoccupatevi, è sempre colpa delle traduzioni italiane, che nei tiotli dei film fanno particolarmente pena. Infatti il film è un film pesante, difficile da digerire, drammaticissimo.

Ci viene fatto vedere, molto bene cosa prova la madre di Kevin, con i suoi sensi di colpa, amplificati anche dalla gente che le sta intorno, che la fissa continuamente come “la madre dell’assassino”. Nel ripercorrere il suo passato ci viene fatto vedere come era Kevin da bambino. Un bimbo assolutamente inquietante, che a tratti può essere collegato all’apatia inumana. Bambino che cambia radicalmente quando vede il padre, cosa che rende la sua figura ancora più inquietante.

Egli odia sua madre, fin da neonato probabilmente, il problema è che all’inizio non se ne vede il motivo. Perchè un neonato o comunque un bimbo di 3/4 anni dovrebbe odiare sua madre? Impossibile dirlo o capirlo, un comportamento che difficilmente giustificheremmo. In seguito ci vengono anche mostrate le reazioni della madre, che apparentemente non ama come dovrebbe questo bambino. Più e più volte ci viene fatto intendere che lei quel bambino non lo voleva e queste cose, nella mente di un figlio, in un modo o nell’altro, passano.

Non capiamo però le motivazioni che hanno spinto Kevin a compiere la strage a scuola. Che responsabilità può avere la madre in tutto questo? Io non ho una risposta e non sono riuscito a farmi una teoria. Ho preferito guardare il film tentando di non giudicare, ma solo di riflettere.

Voto: 8

Marilyn


My Week with Marilyn, film uscito poche settimane fa nelle nostre sale e qualche mese fa nelle sale estere, soprattutto inglesi. Tutti hanno il mito di Marilyn Monroe probabilmente, chiunque si appresti ad approfondire il cinema o quant’altro. Un mito approfondito soprattutto dall’alone di mistero che si cela dietro la sua persona, dietro alla sua facciata, perchè di questo si trattava probabilmente. Io questo mito posso dire di averlo, anche se in maniera molto molto astratta. Infatti ho visto molti più film che parlano di lei, due probabilmente, che film in cui lei è protagonista, nessuno!

Regno Unito 2011
Titolo Originale My Week with Marilyn
Regia Simon Curtis
Cast: Michelle Williams, Eddie Redmayne, Kenneth Branagh, Dominic Cooper, Dougrey Scott
Genere: Drammatico, Sentimentale

La trama in breve: Nel 1956 Colin Clark viene chiamato come assistente sul set del film “Il principe e la ballerina”, in cui recitano Lawrence Olivier e Marilyn Monroe. Marilyn inoltre è in luna di miele con il suo nuovo marito Arthur Miller. Il film parla della settimana vissuta tra Colin e Marilyn nel momento in cui suo marito è costretto ad abbandonare la città.

Il film è basato sui diari scritti da Colin Clark “The Prince, The Showgirl and Me” e “My Week with Marilyn”, in cui egli parlava del periodo vissuto assieme a Marilyn quando entrambi lavoravano sul set del film. Esplorando il vissuto di quella settimana, nel film si fanno molti riferimenti a quanto la figura di Marilyn Monroe fosse avvolta nel mistero e di quanto probabilmente la sua vita non fosse realmente come le persone che guardavano i suoi film in quel periodo potrebbero averla conosciuta.

Inoltre il film ci offre delle straordinarie, secondo me, prestazioni dal punto di vista recitativo. La prima, quella di Michelle Williams (candidata all’Oscar come miglior attrice protagonista), baciata dal destino per l’impressionante somiglianza con il personaggio da lei interpretato. Una somiglianza a dir poco spettacolare che facilita e non poco la sua interpretazione, emozionante, talvolta triste, sempre coinvolgente.

La seconda, quella di Eddie Redmayne. Questo giovane attore è diventato davvero in voga dopo aver interpretato magistralmente Jack ne “I Pilastri della Terra” e il protagonista della fantastica storia d’amore “Birdsong”. In questa pellicola, il suo volto, all’apparenza a metà tra l’imbambolato e il “che ci faccio qua?” è quanto di più azzeccato per il ruolo da lui interpretato. Cavolo, a chi sarebbe capitato di passare così dal nulla un periodo della propria vita da solo con Marilyn Monroe? E soprattutto chi se lo aspettava?

Una bella storia d’amore, come non se ne vedono spesso. Sentimentalismo e drammaticità a mille per un film confezionato benissimo nella forma e che riesce ad emozionare nel modo giusto.

Voto: 7,5