Killer in viaggio


Regno Unito 2012
Titolo Originale: Sightseers
Regia: Ben Weathley
Sceneggiatura: Alice Lowe, Steve Oram
Cast: Alice Lowe, Steve Oram, Jonathan Aris, Monica Dolan, Eileen Davies
Genere: Commedia nera

La trama in breve: Chris vuole mostrare a Tina, sua fidanzata, il suo mondo, portandola in un viaggio in camper attraverso l’arcipelago britannico. Le persone che incontreranno per strada però metteranno a dura prova i nervi di Chris.

Una black comedy con l’ironia saporita che solo i britannici ci sanno regalare. Eppure questo film non è che faccia così tanto ridere. Resto con un giudizio a metà perchè il film non fa proprio al massimo quello che sembra proporsi di fare. Eppure sono rimasto abbastanza preso sia dalla sua trama sia dalle inquadrature del regista.

Si vede a occhio nudo che in questo film c’è una cosa fondamentale: c’è in fondo un’idea di realizzazione molto originale. Abbiamo una buona dose di violenza (il più delle volte o completamente gratuita o dettata dalla pazzia di uno dei due protagonisti), abbiamo una buona dose di proposte interpretative, come quelle dei due protagonisti.

E soprattutto abbiamo, finalmente, un’idea in testa. Questo film di sicuro non piacerà a tutti, ma la sua capacità di inquietare e far sorridere allo stesso tempo è da ammirare. Io sto nel mezzo.

Voto: 7

La parola ai giurati


USA 1957
Titolo Originale: 12 Angry Men
Regia: Sidney Lumet
Sceneggiatura: Reginald Rose
Cast: Martin Balsam, John Fiedler, Lee J. Cobb, E.G. Marshall, Jack Klugman, Edwards Binns, Jack Warden, Henry Fonda, Joseph Sweeney, Ed Begley, George Voskovec, Robert Webber
Genere: Drammatico

La trama in breve: A seguito di un processo per omicidio volontario, i giurati del processo si riuniscono in una stanza per votare il verdetto di innocenza o colpevolezza. Tutti votano per la colpevolezza, trane uno, che non ci sta a far finire un giovane ragazzo così facilmente sulla sedia elettrica senza nemmeno discuterne sopra.

Secondo consiglio dell’applicazione Muze abbastanza azzeccato. Un film che si svolge interamente in un’unica stanza, con solo dodici personaggi, tutti quanti sviluppati con grande cura e grande dedizione da parte dello sceneggiatore Reginald Rose. E nonostante il film sia svolto tutto in un unico luogo riesce a mantenere per tutta la sua durata una certa tensione e riesce ad essere anche piuttosto avvincente.

Non sono mai rimasto particolarmente impressionato dai film vecchio stile in bianco e nero. Allo stesso modo questo non mi ha particolarmente impressionato, essendo un film basato interamente sui dialoghi e su diversi personaggi che sono fermi sulla scena a discutere tra di loro. La psicologia dei personaggi però rimane uno dei punti migliori del film, in quanto la storia della decisione sulla colpevolezza o innocenza del ragazzo imputato diventa un pretesto per inserire tutte le storie personali dei dodici giurati, che nel titolo originale vengono appellati come “12 uomini arrabbiati”.

Il film è chiaramente valido, dato che all’epoca ha ricevuto critiche assolutamente entusiastiche e nomination a svariati premi e la conservazione al National Film Registry dal 2007.

Voto: 7,5

Holy Motors


Francia, Germania 2012
Titolo Originale: Holy Motors
Regia: Leos Carax
Sceneggiatura: Leos Carax
Cast: Denis Lavant, Edith Scob, Eva Mendes, Kylie Minogue, Michel Piccoli, Leos Carax
Genere: Drammatico

La trama in breve: Il film racconta le ventiquattr’ore della vita di un uomo che cambia continuamente identità, accompagnato in ogni suo spostamento da un’assistente in limousine per le strade di Parigi.

Abbiamo dovuto aspettare quasi un anno per vedere questo film in Italia, ma finalmente ce l’abbiamo fatta. E siamo anche riusciti a vedere un film assolutamente originale, introspettivo, onirico, da mal di testa e chi più ne ha più ne metta. Tutte caratteristiche che comunque rendono il film una grandissima produzione, una delle migliori dello scorso anno e una delle migliori viste finora in questo 2012.

Il protagonista interpretato da Denis Lavant è un personaggio multiforme, interpreta le vite di un sacco di persone spostandosi da un “set” all’altro con una certa maestria. E una delle cose che rende il film enorme è proprio questa, l’interpretazione del suo protagonista e l’intento di creare una sorta di interpretazione nell’interpretazione, di creare un film (o forse meglio dire molti film) all’interno del film.

Un tentativo di uscire dalla banalità degli schemi cinematografici che riesce in una maniera stupenda, tanto da non farci capire nemmeno il tempo in cui la storia è ambientata: sarà un presente, un futuro, una realtà parallela? Questo non ci viene detto e non possiamo proprio saperlo, vista la moltitudine di storie che ci viene raccontata. Splendidamente.

Voto: 9

Breakfast Club


USA 1985
Titolo Originale: The Breakfast Club
Regia: John Hughes
Sceneggiatura: John Hughes
Cast: Emilio Estevez, Anthony Michael Hall, Judd Nelson, Molly Ringwald, Ally Sheedy, Paul Gleason, John Kapelos
Genere: Commedia drammatica

La trama in breve: Cinque ragazzi di una scuola superiore di Chicago si ritrovano a dover passare il sabato insieme per essere stati messi in punizione per vari motivi. Il preside, incaricato di sorvegliarli, assegna loro un tema intitolato “Chi sono io?”.

Mi avevano detto che l’applicazione “Muze”, che basandosi sui voti dati ai film te ne consiglia altri da vedere indicandoti l’affinità con i tuoi gusti, tendenzialmente non sbagliasse e, essendo questo il mio primo tentativo ufficiale con i film da “lei” consigliatimi, posso dirlo: per ora non ha di certo sbagliato.

Il film riesce con la freschezza giovanile dei protagonisti ad affrontare molti temi riguardanti la gioventù e l’età delle scuole superiori. Età che, nonostante io abbia superato da ormai quasi cinque anni, mi piace sempre guardare con una certa nostalgia e anche con una certa “comprensione”.

Il film però non si ferma ad essere una semplice commediola scolastica, ma punta a fare riflettere molto gli spettatori, proprio come è successo con il più recente “Noi siamo infinito” che, nella complessità dei personaggi prende certamente spunto da questo “Breakfast Club”. I personaggi sono pochi e non sono per niente abbozzati, anzi, l’obiettivo del film è proprio quello, una volta arrivati in fondo, di riuscire a conoscerli con tutti i loro problemi e tutte le loro difficoltà.

Voto: 7,5

Il grande Gatsby


USA 2013
Titolo Originale: The Great Gatsby
Regia: Baz Luhrmann
Sceneggiatura: Baz Luhrmann, Craig Pearce
Cast: Leonardo DiCaprio, Tobey Maguire, Carey Mulligan, Joel Edgerton, Isla Fisher, Jason Clarke, Elizabeth Debicki, Callan McAuliffe, Adelaide Clemens, Amitabh Bachchan, Jack Thompson, Max Cullenù
Genere: Drammatico

La trama in breve: Nick Carraway, promettente agente di borsa, si trasferisce nel West Egg, sulla costa settentrionale di Long Island. La sua casa è circondata dalle sontuose abitazioni dei ricchi del posto, tra le quali spicca quella di Jay Gatsby, ricco gentiluomo che ogni fine settimana dà dei party a cui tutta la popolazione di New York partecipa senza invito.

Ce ne sono stati tanti di film molto attesi in questo 2013 e ora, pian piano, ci stiamo avviando verso la fase calante che subisce il cinema nel periodo estivo. Colpi forti sono arrivati come lo splendido “Django Unchained”, l’ottimo “Zero Dark Thirty”, il bellissimo “Il lato positivo” e l’inquietante “Confessions”. Poi è arrivato il turno de “Il grande Gatsby” uno dei film che personalmente attendevo moltissimo, non tanto perchè fan del libro, dato che non l’ho letto, quanto più che altro per l’hype creatogli attorno.

Accolto con un’inquietante freddezza alla proiezione al Festival di Cannes, il film riesce a rivelarsi come una storia quanto mai attuale, confezionata nella maniera migliore possibile e recitata ancora meglio da tutti i suoi interpreti. Gatsby è interpretato da un Leonardo DiCaprio che riesce, con ogni espressione del suo volto, a rispecchiare sugli spettatori il fascino che gli viene attribuito da tutti i personaggi della storia.

Perchè si, Gatsby è uno dei personaggi più affascinanti visti quest’anno al cinema, con l’alone di mistero che lo circonda, la sua affabilità, ma anche le sue debolezze, lo rendono un personaggio perfetto. Nick Carraway, interpretato da un Tobey Maguire in forma più che mai, riesce a rendersi empatico verso gli spettatori e dà al personaggio un grandissimo spessore.

La storia, diretta in maniera splendida da Luhrmann, ha l’enorme merito di spingere sempre sull’acceleratore quando si rivela necessario e di rallentare il ritmo a suo piacimento, rendendo il tutto una visione piacevolissima e gustosa. Cosa che tra le altre mi fa impazzire dello stile di Luhrmann sono i voluti anacronismi musicali. La sua bravura sta nell’ambientare un film negli anni ’20 mettendogli come colonna sonora canzoni della nostra epoca e musica house all’occorrenza, stratagemma già adoperato nello splendido “Moulin Rouge” di cui penso che vi parlerò a breve.

Voto: 9

Recensioni Trash: Episodio 2 – “La scuola degli orrori” & “Gli adoratori della morte”


Ogni tanto il mio gusto per il cinema trash prende il sopravvento e mi sento quasi in dovere di guardare un film palesemente fatto male, con una trama discutibile e con attori quasi totalmente inespressivi (ed uso il termine quasi per generosità). Le mie recensioni di oggi saranno su due film abbastanza diversi, abbastanza datati, ma entrambi accomunati da un unico denominatore comune: la bruttezza.

La scuola degli orrori

USA 1987
Titolo Originale: Return to Horror High
Regia: Bill Froenlich
Sceneggiatura: Bill Froehlich, Mark Lisson, Dana Escalante, Greg H. Sims
Cast: Richard Brestoff, George Clooney, Vince Edwards, Al Fann, Panchito Gómez, Brendan Hughes, Scott Jacoby, Michael Eric Kramer, Lori Lethin, Pepper Martin, Maureen McCormick, Marvin J. McIntyre, Philip McKeon, Remy O’Neill, Alex Rocco, Andy Romano, Darcy DeMoss, Cliff Emmich, Will Etra, Dexter Hamlett, Joy Heston, John Mueller, Alison Noble, Kristi Somers, Larry Spinak
Genere: Horror

La trama in breve:Nel 1982 la Crippen High School è stata teatro di alcuni brutali omicidi, per i quali il colpevole non è mai stato catturato. Cinque anni dopo una casa cinematografica vuole realizzare un film raccontando gli avvenimenti del 1982, utilizzando come set la scuola stessa, ormai abbandonata.

Prima di “Scream”, prima di “So cosa hai fatto” c’era “La scuola degli orrori, un film talmente brutto da non riuscire nemmeno a risultare ridicolo. La trama e la sceneggiatura sono completamente buttate all’aria, quasi come a dire agli attori (attori… vabbeh) “Voi fate quello che volete, poi vediamo cosa ne viene fuori”.

Il film oltre ad essere un’accozzaglia disunita ed informe di clichè talmente telefonati da farti dire “no, dai, non andranno mai così le cose, sarebbe troppo banale” e poi puntualmente ciò che ti auguri non stia accadendo accade. Possiamo anche vedere un giovane George Clooney che recita una parte secondaria in un film inutile. Io già faccio abbastanza fatica a sopportarlo come attore, come attore inutile ancora di più.

Il film tra le altre cose, per essere un b-movie ultra-trash non è nemmeno così tanto brutto da fare ridere, il che non lo rende un film talmente brutto che è quasi divertente. Lo rende un film brutto. E soprattutto noioso.

Voto: 4

Gli adoratori della morte

Paesi Bassi, Corea del Sud 1968
Titolo Originale: La muerte viviente
Regia: Jack Hill, Juan Ibañez
Cast: Boris Karloff, Yolanda Montes
Genere: Horror

La trama in breve: Il capitano Labesch giunge su una piccola isola ad Haiti. Sull’isola scopre che gli isolani praticano strani riti voodoo e il capitano decide di reprimere col sangue la pratica della magia nera.

Ho veramente pochissimo, ma pochissimo da dire su questo film. Soprattutto per un motivo molto ma molto semplice: in questo film non succede nulla, ma proprio nulla, che ti faccia dire di aver speso in maniera decente il proprio tempo. E’ un film che sembra voler parlare di zombie e di zombie se ne vedono pochissimi.

L’unica cosa che si fa in questo film è parlare, parlare a vuoto, senza la minima passione per quello che si sta facendo. Ogni tanto c’è un qualcosa di simile ad un rito voodoo che giustifichi ciò che c’è scritto nel titolo, ma questi si rivelano più che altro dei ridicoli tentativi di fare qualcosa fuori dagli schemi.

Il film tra le altre cose è così datato e “inutile” che le informazioni che ho messo sulla scheda sono le uniche che sono riuscito a trovare senza stare a fare ricerche approfonditissime. Non si riesce nemmeno a trovare chi fu lo sceneggiatore di questa robaccia.

Voto: 2

Le follie dell’imperatore


USA 2000
Titolo Originale: The Emperor’s New Groove
Regia: Mark Dindal
Sceneggiatura: David Reynolds
Doppiatori Originali: David Spade, John Goodman, Eartha Kitt, Patrick Warburton, Wendie Malick, Eli Russell Linnetz, Kellyann Kelso
Doppiatori Italiani: Luca Bizzarri, Adalberto Maria Merli, Anna Marchesini, Paolo Kessisoglu, Emanuela Rossi, Erica Necci, Veronica Puccio
Genere: Animazione

La trama in breve: Kuzco è un giovane e viziatissimo imperatore che, trasformato in lama dalla perfida strega Yzma, tenta di ritrovare la sua umanità con l’aiuto di Pacha.

Sono andato addirittura a recuperarmi e a rivedermi un Classico Disney degli anni 2000 la scorsa sera. Motivo: non ve lo sto a spiegare, troppo complicato, ma qui io devo parlare del film, secondo me uno dei più esilaranti della produzione disneyana dello scorso decennio, grazie alla sua vena comica che punta da una parte su azioni rocambolesche ed inseguimenti, mentre dall’altra riesce talvolta ad avere addirittura una vena sarcastica.

Non a caso mi ricordavo di avere già visto questo film proprio negli anni in cui uscì e mi ricordavo anche di essermi fatto risate di gusto per tutta la sua durata. Risate di gusto che non si sono certo affievolite con la mia visione molto postdatata, ma anzi, forse forse si sono addirittura amplificate.

Adoro questo film d’animazione, forse non è propriamente uno dei film Disney a cui sono più affezionato, anche perchè l’ho visto solo due volte, a differenza di tutti gli altri tipo “Hercules”, “Tarzan” e “Il re leone” che mi sono sempre letteralmente mangiato. Questo no, però rimango convinto sia uno dei più divertenti: risate a crepapelle!

Voto: 7/8

Voices


USA 2012
Titolo Originale: Pitch Perfect
Regia: Jason Moore
Sceneggiatura: Kay Cannon
Cast: Anna Kendrick, Skylar Astin, Ben Platt, Brittany Snow, Anna Camp, Rebel Wilson, Alexis Knapp, Ester Dean, Hana Mae Lee, Kelley Jakle, Elizabeth Banks
Genere: Commedia, Musicale

La trama in breve: Beca è una ragazza che inizia l’università alla Bardem University con la sola idea di mollare al primo anno per poi trasferirsi a Los Angeles. Nell’università incontra Jesse con il quale iniziano a curare la radio dell’università. Scoperta una bravissima cantante, si decide a fare un provino per entrare nelle Bella’s Bardem, il gruppo femminile di canto a cappella.

Il mio problema generale con i musical è che, tendenzialmente, non vado pazzo per le canzoni che vengono proposte e cantate. E’ un problema di generi, le canzoni che vanno ora, fondamentalmente, non mi aggradano in maniera particolare. Nemmeno però posso pretendere tutti musical rock in stile “Rock of Ages”, che ho adorato alla follia.

Alla fine però, convintomi a guardare questo filmettino, ne rimango abbastanza soddisfatto, per il semplice motivo che la pellicola gioca su una freschezza giovanile tale da renderlo una visione piacevolissima, molto scorrevole e con pochissimi fronzoli. Non c’è certo da aspettarsi un capolavoro, ma per passare un’ora e cinquanta in assoluta serenità e spensieratezza il film è perfetto.

La commedia fondamentalmente gioca molto sugli stereotipi: difatti i personaggi principali sono tracciati abbastanza leggermente, puntando molto sulla “ridicolizzazione” dello stereotipo. Perchè sì, la ragazza ribelle che entra in competizione con la ragazza perfettina del gruppo altro non è che un palesissimo stereotipo. Perchè anche “Ciccia” Amy, il personaggio secondo me meglio riuscito dell’intera storia, è uno stereotipo. Al contrario, visto che rappresenta la ragazza grassa ma non complessata e che fa del suo fisico un motivo per autoironizzare, ma è comunque l’uso di uno stereotipo.

Un film che prende certamente ispirazione dal primo Glee, quello frizzante, divertente ed autoironico, non quello noioso, prolisso e banale della seconda metà di terza stagione e di tutta la quarta. Prendere il meglio di una serie osannata agli inizi e concentrarlo tutto in un’ora e cinquanta di film: missione compiuta.

Voto: 7

27 volte in bianco


USA 2008
Titolo Originale: 27 Dresses
Regia: Anne Fletcher
Sceneggiatura: Aline Brosh McKenna
Cast: Katherine Heigl, James Marsden, Malin Åkerman, Edward Burns, Judy Greer, Brian Kerwin, Erin Fogel, Maulic Pancholy, Jane Pfitsch, Ronald Guttman, David Castro, Peyton Roi List
Genere: Commedia romantica

La trama in breve: Jane è una ragazza che nella sua vita ha partecipato a ben 27 matrimoni, tutti nel ruolo di damigella, conservando tutti gli abiti indossati in un suo armadio. Durante un matrimonio conosce Kevin, che, entrato per caso in possesso della sua agenda, vede nella sua storia un buon articolo per fare carriera. Jane è inoltre innamorata di George, il suo capo, ma viene invitata a fare da damigella al matrimonio della sorella proprio con lo stesso George.

Avete visto in tempi recenti un paio di miei articoli riguardanti le commedie romantiche e soprattutto il fatto che faccio molta fatica a iniziare a vederle, ma che poi guardandole, ne rimango sempre abbastanza coinvolto. La verità è che sono un bastardo cinico, ma fino a un certo punto, e quel punto arriva spesso quando guardo questi film.

Chiaro che questo film non è un capolavoro impressionante come lo è stato il recentissimo “Il lato positivo”, ma alla fine della fiera si tratta di un film abbastanza caruccio e simpatico, ma niente di più. Abbastanza prevedibile lo sviluppo della storia, non fa molti balzi creativi ma si appiattisce abbastanza sugli standard del genere.

Simpatici anche i due attori protagonisti Katherine Heigl, che scopro ora, visto che questo è il suo primo film che vedo, e James Marsden, anche lui prima volta che vedo in scena ma abbastanza bravo nel suo ruolo.

Voto: 6

The Bay


USA 2012
Titolo Originale: The Bay
Regia: Barry Levinson
Sceneggiatura: Michael Wallach
Cast: Kristen Connolly, Anthony Reynolds, Kether Donohue, Michael Beasley, Christopher Denham, Andy Stahl
Genere: Horror

La trama in breve: Mentre la cittadina di Claridge Maryland, situata sulla baia di Chesapeake, si appresta ai festeggiamenti per il 4 luglio, due ricercatori scoprono un altissimo livello di tossicità nelle acque della baia. Quando i ricercaqtori avvisano il sindaco, egli si disinteressa del problema per non creare disagi alla popolazione.

Sapete bene che non sono un grandissimo fan dei mockumentary. Questo film però è una leggermente piacevole eccezione allo standard a cui i mockumentary mi hanno abituato. Sia chiaro, non è un film bello, ma è meglio di molti altri del genere. Stendiamo un velo pietoso sulla presenza di Oren Peli alla produzione della pellicola, perchè questo qui, oltre ad odiarlo per l’odiatissimo “Paranormal Activity”, dopo l’immeritatissimo successo è diventato come il prezzemolo ed è presente dappertutto.

Il film nonostante i miei infiniti pregiudizi riesce ad essere come detto molto meglio di altri del suo genere pur avendo un difetto fondamentale: era proprio necessario fare tutto questo in stile mockumentary? Non si sarebbe forse ottenuto lo stesso effetto facendone un film normale? Non saprei effettivamente, ma secondo me si, è un’impressione che mi si è formata nel cervello proprio mentre mi guardavo il film.

Per il resto, tra le tante cose, il film non fa affatto paura, a parte un piccolissimo spavento improvviso nelle battute finali, ma alla fine niente di che. Ci sono molte scene abbastanza cruente che però non contribuiscono moltissimo a creare la tensione. Pregio del film è quello di scorrere via liscio senza troppi arzigogoli inutili. E’ documentaristico e non ha un finale soddisfacente.

Voto: 5+