Buon anno!


Il 2012 è iniziato con me che decido di aprire questo blog dopo essermi guardato due stagioni e mezza di Glee nel giro di due settimane. Quest’anno si chiude con un breve ringraziamento e un piccolissmo commento sul film che ho visto ieri sera, il mio film preferito: “Shining”.

Dove sta la potenza di Shining? Nel suo clamoroso regista, nei suoi interpreti, nella capacità di creare tensione in maniera magistrale. Un grande Jack Nicholson che con le sue espressioni facciali ti dà proprio l’idea di essere davvero spostato mentalmente. Una Shelley Duvall più angosciata che mai, che urla, strepita e ha paura come poche persone al mondo. E, ultimo ma non ultimo, un Danny Lloyd che con la sua luccicanza ci fa da accompagnatore in questo capolavoro.

E ora, per curiosità vostra, vi lascio con qualche statistica su questo blog e un ringraziamento per avermi letto durante il mio primo anno di attività! Un buon anno a tutti!

Appuntamento nei prossimi giorni con la classifica dei (miei) migliori film del 2012! state connessi!

I folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2012 per questo blog.

Ecco un estratto:

19,000 people fit into the new Barclays Center to see Jay-Z perform. This blog was viewed about 110.000 times in 2012. If it were a concert at the Barclays Center, it would take about 6 sold-out performances for that many people to see it.

Clicca qui per vedere il rapporto completo.

The Artist


Francia 2011
Titolo Originale: The Artist
Regia: Michel Hazanavicius
Cast: Jean Dujardin, Bérénice Bejo, John Goodman, James Cromwell, Penelope Ann Miller, Missi Pyle, Joel Murray, Ed Lauter, Malcolm McDowell, Beth Grant
Genere: Commedia

La trama in breve: 1927. George Valentin è un grande divo del cinema muto. Successivamente alla proiezione di un suo film viene fotografato in compagnia di Peppy Miller, una sua ammiratrice. Poco tempo dopo Valentin riincontrerà Peppy sul set di un film in cui lei lavora come comparsa. Tra i due nascerà una forte attrazione.

Scusate il ritardo, ma questo film non sono riuscito a vederlo fino a pochi giorni fa. Vincitore di vari premi Oscar, tra cui quello di miglior film del 2011, ho creduto, soprattutto nei mesi iniziali di questo anno, che il film fosse nient’altro che una ruffianata, in grado di vincere premi solo per la particolarità di essere un film muto nell’epoca del sonoro e del digitale.

Ruffianata o meno, il film riesce, attraverso un percorso molto particolare, a fare entrare gli spettatori di oggi in quello che fu il mondo del cinema nell’epoca del muto. Questo film è un grandissimo omaggio, al cinema, alla sua storia e alla sua evoluzione, capace di commuovere e di far divertire.

Si vede il passaggio da muto a sonoro e tutto ciò che la rivoluzione comportò. Si vede molto bene come la fama sia un qualcosa di effimero e come un artista possa cadere in declino nel giro di poco tempo a causa di una sua scelta personale. Le musiche fanno entrare molto bene nell’atmosfera e la bravura di Jean Dujardin, che ha la faccia perfetta per una produzione dal sapore così retrò, è un tocco d’arte clamoroso.

Voto: 8,5

Un sapore di ruggine e ossa


Dopo una pausa un po’ scelta, un po’ obbligata dallo scarso tempo di scrivere qualcosa e dalla scarsa voglia di mettermi a scrivere qualcosa durante le feste, ecco che ritorno con un film, che è riuscito nell’impresa di prendere, per buona parte della sua durata, la mia anima e il mio corpo. E perchè no, anche le ossa!

Francia, Belgio 2012
Titolo Originale: De rouille et d’os
Regia: Jacques Audiard
Cast: Marion Cotillard, Matthias Schoenaerts, Armand Verdure, Céline Sallette, Corinne Masiero, Bouli Lanners, Jean-Michel Correia
Genere: Drammatico

La trama in breve: Il film segue le vite di Stephanie e di Alain. La prima, una giovane addestratrice di orche, che in seguito ad un incidente durante un’esibizione si ritrova senza gambe e costretta su una sedia a rotelle. Il secondo, che vive dalla sorella e con un figlioletto di cinque anni, è appassionato di boxe e combattimenti e fatica a trovare una propria dimensione nel mondo del lavoro. Le vite dei due si incroceranno presto , ma gli obiettivi di entrambi nella loro relazione non sempre saranno concordi.

Come può un film così non entrare nell’anima dello spettatore? Io non ce l’ho fatta, ho provato a rimanere freddo per molto tempo ma alla fine ho ceduto anche io all’emozione. Dapprima per il tragico incidente di cui è vittima Stephanie, interpretata da una sempre magistrale e sempre molto molto bella Marion Cotillard, poi per come evolve la storia di Alain, dapprima padre triste e distaccato che fatica a trovare una propria dimensione, per poi darsi ai combattimenti e riscoprire che ha sicuramente di meglio da dare a chi lo circonda.

E la storia d’amore tra i due è lo specchio di ciò che sono. Distaccata (anche se Alain ha molte attenzioni per Stephanie, dovute soprattutto alla sua condizione) e mirata all’inizio, emozionante e coinvolta alla fine dopo innumerevoli problematiche.

Audiard gioca con le nostre emozioni creando inquadrature che si concentrano soprattutto sui primi piani e sulle espressioni dei volti del protagonista. Marion Cotillard ne esce benissimo in un ruolo non semplice e che comunque sarebbe potuto sembrare alquanto ruffiano, creato per dare emozioni facili. Un Matthias Schoenaerts in stato di grazia contribuisce ancor di più a dare quel senso di disagio allo spettatore in un film che difficilmente riuscirò a dimenticare.

Voto: 8+

Dexter – Season Finale: “Surprise, Motherfucker”


Sette anni. Sette anni son passati dalla prima puntata di questo show in cui abbiamo conosciuto un serial killer, esperto ematologo della Omicidi di Miami, che uccide le sue vittime seguendo un codice. Il suo personaggio si è evoluto nel corso degli anni, attraverso serie che tra alti e bassi hanno saputo farci apprezzare appieno il personaggio. Una serie altalenante se ce n’è una, per quanto riguarda la qualità delle sue stagioni. Dopo le prime due stagioni scoppiettanti, una terza scialba, una quarta che ritorna su livelli davvero buoni, quinta e sesta abbastanza noiose e scontate.

La trama in breve: Dopo aver visto Dexter pugnalare Travis Marshall, il killer dell’Apocalisse della sesta stagione, Debra decide di coprire il fratello, inscenando un suicidio per mezzo di un incendio. Nel corso della prima puntata però verranno a galla molti lati del vero Dexter e ben presto Debra dovrà fare i conti con la sua natura da serial killer.

Il cliffhanger della sesta stagione è stato qualcosa di pazzesco. Prima o poi sarebbe dovuto succedere, era normale che Debra avrebbe scoperto Dexter commettere una delle sue malefatte. E, se la sesta stagione è servita per apparecchiare per bene la trama per la settima, rivelandosi una stagione di transizione, il lavoro fatto fin qui è stato certamente buono.

Nonostante questo, la settima stagione vive su due fronti che fanno fatica ad incastrarsi per bene. Dal primo lato c’è Dexter, ovviamente, sempre più braccato, prima dalla sorella, poi da LaGuerta, che inizierà a credere che il Macellaio di Bay Harbor (vi ricordate il cattivo della seconda stagione? ah già, era proprio Dexter) sia ancora in attività. Dexter instaurerà una relazione con la bella Hannah (Yvonne Strahovski, uno dei più bei capolavori del genere femminile secondo me), a sua volta serial killer, attraverso la quale Dexter prenderà più coscienza di sè e della sua natura.

Si evolverà anche il rapporto con Debra. Dall’innamoramento della scorsa stagione, che lasciava presagire risvolti brutti e decisamente evitabili, si è passati ad una certa rivalità, che però si affinerà appunto nel finale di questa stagione. Non c’è neanche un vero e proprio cattivo: se a dare pensieri al protagonista ci sarà il capo della koshka ucraina Isaak, questo non sarà certo ciò che contraddistinguerà le puntate che abbiamo visto quest’anno. Saranno una componente che ruberà gran parte dello show, ma non la componente fondamentale.

Nel finale di questa stagione succedono molte molte cose. Preferisco non dirle e dare solo un giudizio, per evitare ai lettori possibili spoiler. Vi dico solo:

  • Godo all’inverosimile per come finisce la puntata.
  • Puntata comunque un po’ confusionaria in cui succedono molte cose, tra cui un assolutamente inverosimile rapimento in un parco.
  • L’ottava e ultima stagione dello show è stata apparecchiata abbastanza bene attraverso le storie che si sono venute a creare. Sarà interessante l’apporto futuro di Batista.

Voto alla stagione: 7+
Voto al season finale: 6/7

Weekend al Cinema! – 20.12.2012


Siamo ormai giunti alla settimana delle uscite pre-natalizie ed ecco che i cinema, giusto per non rendermi affatto più buono, ci propinano una cagata bestiale talmente odiosa che più odiosa non si può, due cartoni animati di cui uno si preannuncia l’esaltazione della noia e una storia abbastanza interessante che mi interessa particolarmente. Mi scuso in anticipo se su alcuni film dovessi risultare di poche parole, ma non riesco a far sprecare troppa energia ai muscoli delle mie dita.

I 2 soliti idioti di Enrico Lando.
NO!

Ernest & Célestine di Stéphane Aubier, Benjamin Renner, Vincent Patar.
Ho visto il trailer di questo film d’animazione made in France, e, a dirla tutta, mi sono annoiato solamente a guardare quei due o tre minuti. Già la grafica non è per niente accattivante e non promette nulla di buono. La storia poi non mi preannuncia niente di buono, e sarebbe una cosa di un sentimentalismo esagerato.

La regola del silenzio – The Company You Keep di Robert Redford.
Primo film dal clima non natalizio della settimana ed effettivamente anche il primo film interessante di questa settimana. Non penso che come film abbia da offrire qualcosa di nuovo al genere, ma si potrebbe comunque rivelare una visione piacevole, rispetto al piattume cinematografico di questi giorni.

Love is All You Need di Susanne Bier.
Ecco che a Natale non poteva mancare la commedia romantica, per giunta con un titolo preso da un verso di una canzone dei Beatles (o per lo meno, io ho pensato a quello, anche se ci saranno milioni di film che si chiamano in questo modo). Alcune commedie romantiche devo ammettere che mi piacciono e mi sono abbastanza piaciute, ma questa sarà l’esaltazione del vecchio e del già visto.

Ralph Spaccatutto di Rich Moore.
Film Disney basato sui vecchi videogiochi che hanno saputo emozionarci da bambini e disegnato in stile videogioco che potrebbe regalare qualche soddisfazione. Si preannuncia una commedia divertente.

Vita di Pi di Ang Lee.
Film pubblicizzato e megapubblicizzato in tv, radio, giornali e chi più ne ha più ne metta. Si rivelerà o meno un film all’altezza della tanta pubblicità che sta ricevendo? Con Ang Lee ho un rapporto di amore e odio. Mentre mi piace tantissimo il suo “La tigre e il dragone”, ho odiato come non mai il suo più recente “Hulk”. Vedremo da che parte dovrò stare per questo film.

Hotel Transylvania


USA 2012
Titolo Originale: Hotel Transylvania
Regia: Genndy Tartakovsky
Doppiatori Originali: Adam Sandler, Selena Gomez, Andy Samberg, Steve Buscemi, Kevin James, David Spade, Fran Drescher, Molly Shannon, Jon Lovitz, Cee Lo Green, Brian George, Luenell Campbell, Brian Stack, Chris Parnell, Jackie Sandler
Doppiatori Italiani: Claudio Bisio, Cristiana Capotondi, Davide Perino, Luca Dal Fabbro, Paolo Marchese, Mino Caprio, Graziella Polesinanti, Stefanella Marrama, Marco Mete, Luigi Ferraro
Genere: Animazione

La trama in breve: Dracula è proprietario di Hotel Transylvania, un hotel a cinque stelle che ospita ogni tipo di mostro, in modo da stare il più possibile lontani dagli umani. Nel giorno del centodiciottesimo compleanno della figlia Mavis Dracula invita i mostri più famosi, ma per puro caso si intrufola nella festa anche un umano. Scopertolo, Dracula cercherà in tutti i modi di nasconderlo agli altri mostri.

Anno abbastanza soddisfacente per la Sony Pictures Animation, che, dopo il discreto successo di pubblico di “Pirati – Biganti da strapazzo”, che si rivela più che mai essere una solidissima e divertensissima produzione di animazione, ecco il ritorno, nello stesso anno, con “Hotel Transylvania”. Una pellicola d’animazione che si rivela anch’essa sopra la media delle altre produzioni, riuscendo a creare un’atmosfera di ribaltamento delle situazioni che non può far altro che far riflettere.

Infatti, da quando in qua sono i mostri, Dracula, Frankenstein, il lupo mannaro, ad avere paura degli umani? Da quando sono i mostri a dover fuggire dagli umani rifugiandosi tutti in un’unica struttura che li possa accogliere. Eppure nel cinema siamo abituati a vedere tutto il contrario, anche nei film d’animazione, che spesso e volentieri per creare l’atmosfera giusta devono basarsi sul grottesco e sul ribaltamento dei ruoli.

A tutto questo aggiungamoci un umorismo semplice, ma quanto mai efficace, che riesce a far ridere di gusto in molte scene. Una storia solida quella che ci viene raccontata, pochi fronzoli, pochissime parti di sentimentalismo gratuito e in quelle poche si riesce comunque a sentire un certo coinvolgimento emotivo.

Voto: 7,5

Weekend al Cinema! – 13.12.2012


Dopo due settimane di assenza della rubrica sulle uscite settimanali al cinema, causa mancanza di tempo per scriverle, mancanza di ispirazione sui film in uscita, eccoci qui a parlare della settimana in cui esce il terzo film evento dell’anno, dopo “The Avengers” e “Il cavaliere oscuro – Il ritorno”. Questo è il turno del primo capitolo della trilogia de “Lo Hobbit” (mi sono sempre chiesto perchè si scriva “lo” e non la “l” con l’apostrofo, poi mi sono risposto che probabilmente si pronuncia con la “h” aspirata e quindi è giusto “lo”).

Colpi di Fulmine di Neri Parenti.
Una persona normale legge l’introduzione a questo articolo e pensa: “Mi parli de “Lo Hobbit” e poi mi metti per primo “Colpi di Fulmine”?”. Sapete bene che in qualsiasi ambito il piatto forte viene per ultimo, quindi, concedetemi, di iniziare dalle cagate. Ennesimo cinepanettone di cui non sentivamo il bisogno, ennesimo film con attori (?) insopportabili quali Christian De Sica, e persone insopportabili che si improvvisano attori quali Arisa.

Tutto tutto, niente niente di Giulio Manfredonia.
Io sono un grande estimatore di Antonio Albanese e dei suoi personaggi. Ma da grande estimatore quale sono e ammettendo che i suoi personaggi mi fanno abbastanza ridere, sono abbastanza convinto che gli stessi non siano adatti per un film di un’ora e mezza, ma debbano rimanere confinati ai loro sketch. Memore ancora della visione assolutamente noiosa e con zero risate di “Qualunquemente”, questo film lo passerò senza alcun rimorso, e magari mi rigodrò una pellicola come “E’ già ieri”, in cui Albanese non interpreta uno dei suoi personaggi e riesce a far divertire molto ma molto di più.

L’innocenza di Clara di Toni D’Angelo.
In realtà leggendo la trama di queste pellicole rimango sempre molto affascinato e un pochino di interesse devo ammettere che me lo suscitano. Poi solitamente quando riesco a recuperarli e a vederli si rivelano dei mattoni, però non posso farne a meno. Non assicuro niente.

Sammy 2 di Ben Stassen.
Film d’animazione di origine belga, seguito di un primo capitolo di cui ignoravo assolutamente l’esistenza, mi sembra quasi un cartone troppo troppo bambinesco. I film d’animazione devo ammettere che solitamente mi interessano molto, ma questo penso lo lascerò passare inosservato, anche perchè ignoro completamente il primo capitolo.

La parte degli angeli di Ken Loach.
Film franco-britannico che racconta una storia complicata ma assai interessante. Non conosco a dovere nè il regista nè tanto meno gli interpreti, ma la trama è interessantissima e il trailer sembra essere ben girato.

Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato di Peter Jackson.

Riuscirà Peter Jackson a ripetere il successo avuto con la sua trilogia su “Il signore degli anelli” con questa nuova trilogia su un altro romanzo di Tolkien, “Lo Hobbit”? Trilogia poi per modo di dire, visto che come la sua precedente opera, il film è già stato girato per intero, solo che per esigenze di durata e cinematografiche verrà spezzettato in tre capitoli. C’è anche grande curiosità verso la tecnica dei 48 frame per secondo, che raddoppiano i più tradizionali 24, rendendo l’immagine più nitida, più scorrevole, ma che sembra non aver avuto questo grande successo da parte dei critici. Io non mi esprimo a priori perchè non ho mai avuto modo di vederne la differenza. Spero solo che i critici che hanno tanto devastato questa tecnica siano dei vecchi tromboni non ancora pronti all’innovazione!

Sinister


USA 2012
Titolo Originale: Sinister
Regia: Scott Derrickson
Cast: Ethan Hawke, Juliet Rylance, Fred Thompson, James Ransone, Clare Foley, Michael Hall D’Addario, Vincent D’Onofrio
Genere: Horror

La trama in breve: Ellison Oswalt è uno scrittore che per scrivere i suoi romanzi indaga su crimini realmente accaduti e tuttora irrisolti. Giunto con la sua famiglia in una casa in cui poco tempo prima è stata uccisa l’intera famiglia tranne una bambina, ora scomparsa, scopre, mentre indaga sull’accaduto, dei vecchi video girati su pellicole Super 8, in cui sono incisi degli agghiaccianti omicidi.

Sapete quanto io sia scettico sugli horror. Eppure sono convinto che per fare il vero horror non c’è sempre bisogno dell’idea geniale o di qualcosa di assolutamente originale e nuovo. Constatato che “The Blair Whitch Project”, grazie al filone che ha creato, ha letteralmente rovinato il cinema horror grazie a Oren Peli e “Paranormal Activity”, sono sempre stato convinto che per fare un buon horror basti riuscire a padroneggiare quelle tecniche che riescano a fare paura. Poi se la trama del film si è già vista e rivista fa niente.

E’ questo il caso di “Sinister”, un film che dal punto di vista della trama e della sceneggiatura non è che abbia qualcosa di nuovo da offrire. C’è la casa stregata in cui sono successi degli omicidi. C’è la bambina scomparsa. C’è un mostro presente su ogni scena del crimine. Eppure questo film, pur non dicendo niente di nuovo, ha quel qualcosa che deve avere ogni film horror: fa paura! Ma davvero.

A partire dai videotape girati in pellicola Super 8, che pur non mostrando niente di così particolari, risultano, grazie ad una colonna sonora che crea una tensione assurda e grazie all’effetto “vecchio” che si viene a creare con quella particolare pellicola, agghiaccianti, da lasciarti letteralmente paralizzato davanti allo schermo.

Il punto forte del film è appunto la colonna sonora firmata da Christopher Young. Un monumento alle colonne sonore dei film horror. Musica da tensione pura, tre quarti del merito della paura provocatami da questo film va alla sua musica, azzeccata, in ogni momento.

Purtroppo la pellicola abusa a volte di quella tecnica dello spavento improvviso con volume alzato all’inverosimile che a me non piacciono per niente. Fanno sì fare dei grossi salti sulla sedia, ma il problema delle emozioni forti e improvvise è che scemano in altrettanto poco tempo. Mr. Boogie, che poteva risultare un cattivone assolutamente credibile, poteva anche rimanere nell’ombra. Un trucco non riuscito alla perfezione invece fa calare un bel po’ la tensione, che sarebbe stata alta se appunto il cattivo fosse rimasto un’entità e non un qualcosa di corporeo e visibile.

Voto: 7,5

Moonrise Kingdom – Una fuga d’amore


USA 2012
Titolo Originale: Moonrise Kingdom
Regia: Wes Anderson
Cast: Jared Gilman, Kara Hayward, Bruce Willism, Bill Murray, Edward Norton, Frances McDormand, Jason Schwartzman, Harvey Keitel, Tilda Swinton, Bob Balaban, Seamus Davey-Fitzpatrick
Genere: Avventura, Commedia

La trama in breve: Nel 1965, su un’isola del New England, una coppia di ragazzi dodicenni, Sam e Suzy, si innamorano e decidono di scappare. Vengono però inseguiti da una squadra di ricerca capitanata dallo sceriffo e dai genitori di Suzy.

Se avessi visto questo film qualche anno fa non so quanto mi sarebbe piaciuto. Sicuramente, senza alcuna ombra di dubbio, lo avrei apprezzato molto meno rispetto ad oggi. Non so perchè, ma quando avevo l’età dei protagonisti (ad occhio e croce seconda media) ero in quel periodo in cui iniziavo ad avere i primi pensieri cupi riguardo all’esistenza e non so quanto avrei potuto apprezzare una pellicola così ottimista.

Merito di Wes Anderson e della combriccola di attori che si è scelto per interpretare un gruppo di scout che si ritrova a dover ricercare il loro membro meno apprezzato, perchè considerato strambo e pazzo. Ed in realtà lo è. Talmente pazzo da mantenere per più di un anno una relazione epistolare con una ragazza della sua età e pianificare una fuga d’amore con lei. Tanto pazzo da combattere contro tutto e tutti per poter portare avanti la loro storia.

Per entrambi i ragazzi la situazione è tutta una novità. Sicuramente non hanno mai baciato nessuno nella loro vita, ma sanno come si fa perchè il bacio è la cosa più naturale del mondo. Sam si comporta con lei da vero galantuomo d’altri tempi, per tutto il tempo gli viene naturale comportarsi così e non smetterà mai di farlo. Suzy dal canto suo è affascinata, è quella dei due con razionalità ma mantiene comunque quel pizzico di pazzia che la porta a pugnalare (non provocandogli una ferita grave) uno scout con delle forbici per difendere Sam.

Una storia di un ottimismo sorprendente nonostante i punti di partenza dei due protagonisti. Sam è orfano e Suzy odia la sua famiglia. Nonostante questo la storia ci viene raccontata con la tipica leggerezza di una storia per ragazzi, che però non può e non deve essere considerata tale tout court. Anche io che ormai ho più di 20 anni, e non solo io, posso imparare molto da una coppia di dodicenni.

Voto: 8

Ruby Sparks


USA 2012
Titolo Originale: Ruby Sparks
Regia: Jonathan Dayton, Valerie Faris
Cast: Paul Dano, Zoe Kazan, Antonio Banderas, Annette Bening, Chris Messina, Deborah Ann Woll, Steve Coogan, Elliott Gould, Alia Shawkat, Toni Trucks, Aasif Mandvi, Wallace Langham
Genere: Commedia

La trama in breve: Calvin è uno scrittore che, dopo aver avuto successo con il suo primo romanzo, ha avuto il famoso blocco dello scrittore, non riuscendo più a pubblicarne un secondo. La sua crisi non è solamente lavorativa ma anche sentimentale. A seguito di un sogno, Calvin riesce a superare il blocco dello scrittore descrivendo la donna apparsagli nel sogno e creando il personaggio di Ruby Sparks. Quando il personaggio però gli si presenta a casa sua in carne ed ossa la vita di Calvin viene sconvolta dal pensiero di aver “creato” la sua ragazza.

Un film quasi autobiografico per la coppia, nella vita e nel lavoro, dei registi Jonathan Dayton e Valerie Faris, che, sei anni dopo il successo e l’acclamazione ottenuti con “Little Miss Sunshine”, ritornano con la loro seconda opera. Chissà se anche loro, come il protagonista del film Calvin, hanno vissuto il problema del blocco dello scrittore. D’altronde si sa, l’opera seconda è sempre una delle più difficili, soprattutto se si ha avuto successo con la prima. Probabilmente questa opera seconda non verrà acclamata quanto la prima, ma contiene grossi spunti di riflessione ed è assolutamente soddisfacente e coinvolgente.

Ma il film non è solo una bellissima indagine su com’è la vita di chi scrive (nel film si parla di uno scrittore di romanzi, ma la cosa si può applicare in qualsiasi ambito, dalla musica ai film) e sulle difficoltà che deve affrontare. La componente romantica apre a riflessioni che nella maggior parte delle commedie romantiche vengono banalizzate.

La ricerca della persona giusta con cui condividere la propria vita, ad esempio, che da Calvin viene vista come un grosso problema, lo porta prima a crearsi un personaggio immaginario, poi, quando si rende conto che il suo personaggio è diventato reale, inizia a giocare col fatto che può comandarla a suo piacimento, soddisfando ogni suo desiderio e dandogli l’illusione di poter risolvere la sua profonda solitudine.

Metaforicamente la creazione di Ruby Sparks può essere vista come l’idealizzazione di quel qualcosa che non tutti riescono a trovare con facilità.
Tra parentesi, Zoe Kazan, che interpreta Ruby, dal punto di vista fisico non è neanche questa bellezza oggettiva. Ha un fascino molto particolare, oserei dire ricercato, che non è detto colpisca subito. Scelta azzeccata per interpretare un personaggio che vuole essere molto più che un giocattolino nelle mani di Calvin.

Voto: 8,5