Django Unchained


USA 2012
Titolo Originale: Django Unchained
Regia: Quentin Tarantino
Sceneggiatura: Quentin Tarantino
Cast: Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo DiCaprio, Kerry Washington, Samuel L. Jackson, Walton Goggins, Dennis Christopher, James Remar, David Steen, Dana Gourrier, Nichole Galicia, Laura Cayouette, Ato Essandoh, Sammi Rotibi, Clay Donahue Fontenot, Escalante Lundy, Miriam F. Glover, Don Johnson, Franco Nero, James Russo, Tom Wopat, Don Stroud, Russ Tamblyn, Amber Tamblyn, Bruce Dern, M.C. Gainey, Cooper Huckaabee, Doc Duhame, Jonah Hill, Lee Horsley, Zoe Bell Tracker, Michael Bowen, Robert Carradine, Jack Garber, Ted Neeley, James Parks, Tom Savini, Michael Parks Roy, John Jarratt, Quentin Tarantino
Genere: Western

La trama in breve: 1858, in un posto imprecisato in Texas. Il dottor King Shultz acquista Django da uno schiavista per rintracciare i fratelli Brittle e catturarli, in quanto cacciatore di taglio. Gli offre in cambio la libertà e un terzo della ricompensa. Durante la ricerca i due fanno amicizia e Shultz scopre che l’obiettivo di Django, ottenuta la libertà, è quello di ritrovare sua moglie, venduta a Calvin Candie. I due fanno coppia per tutto l’inverno, per poi, insieme, andare a cercare Broomhilda, la moglie di Django.

Sono passati ormai molti mesi dalla sua uscita nelle sale, ma finalmente sono riuscito a vederlo e, assolutamente non sorpreso da questo fatto, devo dire che questo film è bellissimo e mi è piaciuto tantissimo. Tarantino non delude dunque e con questo film (a me i film western piacciono diciamo una via di mezzo tra il nulla e il pochissimo) riesce a sorprendere per la sua tecnica sopraffina, la sua capacità di prendere diversi elementi dalla storia del cinema e di metterli assieme nei suoi film attingendo (o forse meglio dire scopiazzando?) dalle fonti più disparate. In questo modo ne viene fuori un’opera sì lineare, ma che comunque si rietiene libera di far emergere il genio di Tarantino.

La pellicola è grosso modo divisa in due parti: la prima che serve da presentazione ai due personaggi principali, King Shultz interpretato dall’ottimo e meritatissimo Premio Oscar Christoph Waltz e Django interpretato da un sempre buonissimo Jamie Foxx, mentre la seconda parte si concentra maggiormente sulla missione del protagonista, nella quale ci vengono anche presentati il cattivone Calvin Candie, interpretato da un sempre più magistrale Leonardo DiCaprio (che probabilmente non riuscirà mai a vincere un Oscar visto che è uno dei pochi che si mantiene su livelli costantemente altissimi ma che bene o male c’è sempre qualcuno che riesce a superarlo, e quest’anno è stato proprio il Christoph Waltz a farlo), e lo spassosissimo e divertentissimo Stephen, interpretato da Samuel L: Jackson, alla quinta collaborazione con Tarantino.

La colonna sonora poi è al limite della perfezione. Si parte da colonne sonore di vecchi film western (ecco giusto, dei film western mi piacciono le colonne sonore, e basta!) passando attraverso brani hip-hot ed R&B originali composti apposta per il film fino ad arrivare all’apoteosi finale con la colonna sonora fischiettata di “Lo chiamavano Trinità”. Una costruzione spaventosa della tensione, in una escalation di violenza, con un rallentamento del ritmo nella fase delle trattative con Calvin. Ed è proprio questa la parte riuscita decisamente meglio in tutto il film, con un Leonardo DiCaprio che riesce a interpretare questo suo personaggio cattivo in una maniera SPAVENTOSA. Tutto poi esploderà in un finale da godersi in religioso silenzio, tra qualche sparatoria e scene splatter (l’esagerazione nel mostrare il sangue è uno dei tratti distintivi del regista) che non fanno altro che aumentare il valore del film.

Voto 9

Coach Carter


E’ un po’ che non mi faccio vivo qui. Sarà che tra esami, partenze di corsa e quant’altro di film ne ho visti zero nell’ultimo periodo. Ed ecco che per il mio ritorno c’è per voi un appuntamento con la rubrica “Film a Rimbalzo”, che, se siete interessati, potete seguire su Slam Basket (assieme a tante altre notizie riguardanti questo magnifico sport!!!!)

USA 2005
Titolo Originale: Coach Carter
Regia: Thomas Carter
Cast: Samuel L. Jackson, Rob Brown, Channign Tatum, Ashanti, Rick Gonzalez, Antwon Tanner
Genere: Sportivo

La trama in breve: Il film è ispirato alla vera storia del Coach di pallacanestro Ken Carter, ex giocatore ed allenatore della squadra degli Oilers del liceo Richmon High School. Arrivato alla guida della squadra, si trova a dover affrontare il problema di far apprezzare agli studenti lo studio , con l’intento, oltre che farli giocare a basket, di farli entrare alla fine del liceo in qualche college di prestigio.

Prendere in mano una squadra disastrata, rovinata dalle tensioni interne e quant’altro e riuscire a farla diventare grande è certamente una trama da film se ce n’è una. Riuscire ad inculcare nella testa nei giocatori che il Coach prenderà in consegna l’idea che i risultati sportivi contano se accompagnati ad un buon rendimento scolastico e ad un’idea di rispetto reciproco è si una trama da film, ma lo dovrebbe essere anche nella vita vera.

Ora, in questa pellicola riusciamo a conoscere bene la personalità, le qualità e le caratteristiche di ogni giocatore, ponendo particolare attenzione su quelli dell’ultimo anno, che Ken Carter vuole accompagnare fino al grande salto per il college. Da questo nasce l’idea di far firmare un contratto ai giocatori per far mantenere loro la media del 2,3, obbligandoli ad andare a lezione e a sedersi sempre in prima fila.

Ciò non è certo una scelta popolare agli occhi della squadra, ma presto l’etica del duro lavoro, del piegare le ginocchia e dell’impegno faranno breccia nel cuore dei giocatori. E’ un film che per la sua descrizione abbastanza realistica della realtà riesce a commuovere e a divertire, attraverso scene piacevoli alternate ad altre con un tono molto più serio.

Ogni vittoria viene criticata, giustamente, dal coach, una volta per un motivo, una volta per l’altro, con l’intento di fare crescere i suoi ragazzi, sia per quanto riguarda strettamente l’ambito sportivo, sia per quanto riguarda la vita fuori dal campo da basket.

Voto: 8

The Avengers


Vi ho scartavetrato i maroni con la mia rassegna di recensioni sui film che fanno da preludio al film del momento, millantando una rimonta storica, e ora, una settimana dopo aver completato il recupero, sono finalmente riuscito a vedere The Avengers. Carico a mille, ovviamente, perchè i personaggi mi piacciono tutti tranne uno, sperando di non rimanere deluso dalle spettacolari scene d’azione.

USA 2012
Titolo Originale: The Avengers
Regia: Joss Whedon
Cast: Robert Downey Jr., Scarlett Johansson, Samuel L. Jackson, Chris Hemsworth, Chris Evans, Mark Ruffalo, Jeremi Renner, Tom Hiddleston, Gwyneth Paltrow
Genere: Azione, Supereroi

La trama in breve: Quando Loki, fratello di Thor, si fa vivo sulla Terra per rubare il Tesseract, il Cubo Cosmico in grado di aprire un portale tra la Terra e il resto dell’Universo, Nick Fury, a capo della S.H.I.E.L.D., è costretto a radunare in un’unica squadra i più grandi supereroi esistenti, formando così la squadra degli Avengers.

Adesso, scommetto con tutto il mio cuore che vorrete sapere subito subito il voto che do a questo film. Se volete saperlo proprio subito subito potete andare sul fondo dell’articolo, ma è comunque il caso di fare alcune premesse.

Innanzitutto, per gli amanti come me delle trame articolate, del mistero and so on, non aspettatevi questo mostro di film. Al contrario però, io amo particolarmente i supereroi, pur non essendo un cultore dei fumetti da cui sono stati estrapolati. E, quando proprio il mio cervello non ha voglia di funzionare, un film d’azione con tante esplosioni, tante botte e armi fantascientifiche è il meglio che ci possa essere. Cose che si vedono tutte già dalla sequenza iniziale del film, quella in cui compare Loki.

Ecco, Loki, io lo adoro. Non so perchè ma sono sempre stato convinto che è la bravura dell’attore che interpreta il cattivo, e la credibilità del cattivo stesso, a rendere davvero bello un film del genere (ho adorato per lo stesso motivo e con le dovutissime proporzioni Heath Ledger nei panni del Joker). Tom Hiddleston è tagliato dal sarto per questo ruolo, ci sguazza proprio, tanto che tra Loki e il solo Captain America (si, lo ammetto, ho un problema molto grosso con la tutina a stelle e strisce e soprattutto con Chris Evans, uno degli attori con meno cervello passati sugli schermi), tifo tutta la vita per Loki. Il suo sorriso demoniaco è ai limiti dell’illuminante.

Azzeccatissima inoltre la scelta di non fare un film d’azione duro e puro, ma di commedizzare un po’ il tutto. Se i vari Chris Evans e Chris Hemsworth non è che ci riescano molto bene, il personaggio di Tony Stark (Robert Downey Jr.) è perfetto per far ridere. Le sue battute altezzose e argute, sono ciò che rendono di più nei momenti in cui il film accusa un po’ di stanchezza. Se a questo ci aggiungiamo le situazioni che si vengono a creare quando è in scena Hulk possiamo ridere e anche molto durante il film. Sempre se poi quando vai al cinema non ti becchi gente che pende letteralmente dalle labbra di Robert Downey Jr. e ride persino quando dice “cestino” o “motosega”. Che odio!

Dunque se ad una trama per forza di cose molto esile, in un film che va guardato per spegnere il cervello e se piacciono particolarmente i supereroi è un film decisamente da guardare. Poi, le scene d’azione, sono una certezza assoluta.

Voto: 8-

Iron Man 2


Prosegue il tentativo di rimonta pazzesca. Dopo la “remuntada” dichiarata dal Barcellona 2 anni fa contro l’Inter e la promessa, ahimè e ahiloro non mantenuta di passare il turno, permettendo all’Inter di vincere la Champions tentando la missione impossibile, ecco il mio tentativo di remuntada. Ovvio che la mia non ha una scadenza fissa, non ho solamente novanta minuti per segnare i quattro gol che mi permetteranno di guardarmi “The Avengers”. Ecco che, dopo averne segnato uno ieri sera, siglo il 2-0 guardandomi il sequel di Iron Man e preparandomi a scrivere qualcosina per voi lettori. Mancano solo due gol alla remuntada!

USA 2010
Titolo Originale: Iron Man 2
Regia: Jon Favreau
Cast: Robert Downet Jr., Gwyneth Paltrow, Scarlett Johansson, Don Cheadle, Mikey Rourke, Sam Rockwell, Samuel L. Jackson
Genere: Azione, Supereroi

La trama in breve: Poco tempo dopo aver dichiarato di essere Iron Man, il governo sta tentando di convincere Tony Stark a vendere la sua nuova creazione all’esercito degli Stati Uniti d’America, ottenendo continui e insindacabili rifiuti. Intanto la Stark Industries ha organizzato un Expo, al quale partecipa anche Justin Hammer, rivale di Tony, intenzionato ad utilizzare e a superare la sua tecnologia. Nel frattempo, Ivan Vanko è riuscito a progettare un’armatura molto potente, con la quale organizza un attentato durante il Gran Premio del Principato di Monaco, al quale partecipa lo stesso Tony, pilotando un auto costruita dalla sua azienda.

Dopo la realizzazione del primo film, una specie di rodaggio atto a farci conoscere le origini di Iron Man (“Nobody wants him, he just stares at the world!” Anche se mi sembra che non c’entri niente…), in questo sequel, sicuramente molto più spettacolare e allo stesso tempo molto più riflessivo del primo, vediamo Tony Stark fare i conti con le conseguenze del “mostro” da lui creato. Ma soprattutto fare i conti col suo cuore, che lo sta lentamente avvelenenando, portandolo a scoprire pian piano che suo padre aveva più stima in lui di quanto pensasse.

Dal punto di vista dell’action movie, ci sono molte più azioni spettacolari rispetto al primo film, si pestano molto di più e ciò non può che farmi piacere, visto il motivo per cui guardo questo tipo di film (oltre che per fare una rimonta storica!). Spettacolare inoltre la macchina creata da Vanko, veramente assurda!

Voto: 7+ (perchè si, mi è piaciuto di più, ma non così tanto di più).

Basic


USA 2003
Titolo Originale: Basic
Regia: John McTiernan
Cast: John Travolta, Samuel L. Jackson, Connie Nielsen
Genere: Thriller, Guerra

La trama in breve: Tom Hardy (John Travolta), ex militare dell’esercito ora agente alla narcotici, è chiamato ad investigare sulla scomparsa del Sergente Nathan West (Samuel L. Jackson) e degli allievi del suo gruppo delle Forze Speciali, durante un’esercitazione nel bel mezzo di un uragano a Panama. Vengono ritrovati solamente due superstiti, Dunbar e Kendall che non hanno la minima intenzione di collaborare con Hardy. Aiutato dal Capitano Julia Osborne, Hardy sarà chiamato a condurre le indagini e ad andare incontro ad un mistero molto più compromettente di quanto potesse sembrare in principio.

Il film parte a rilento, quasi sembrando un banale film investigativo, per poi alzare il livello e il ritmo con il passare dei minuti. Attraverso gli interrogatori ai due superstiti ci viene mostrata la storia del Sergente e del suo gruppo di allievi, impegnati nell’esercitazione a Panama. Usando tale tecnica, lo scorrere degli eventi e di come vengono raccontati dai due sopravvissuti cambierà più volte nel corso del film, trascinando più volte lo spettatore in una serie di colpi di scena incredibili, alcuni addirittura alquanto improbabili.

Il finale non deluderà di certo gli appassionati del genere, un colpo di scena unico, geniale. Consigliato assolutamente per quelli a cui piacciono i film in cui non c’è modo di capire il finale prima che esso avvenga.

1408


Ecco qui che dopo l’articolo sul declino del cinema horror, mi dedico proprio ad un film horror, uno dei pochi degli ultimi anni secondo me degno di nota. I film horror tratti dai racconti di Stephen King sono generalmente sempre ben riusciti, si pensi all’adoratissimo Shining e a It ad esempio. Questo mantiene le sue promesse. Probabilmente non un film di grandi pretese per come è stato presentato ormai 5 anni fa, ma secondo me un piccolo gioiellino.

In breve la trama: uno scrittore di libri horror, dopo aver visitato più e più case che si dicevano infestate senza alcun risultato, decide di sfidare la camera 1408 dell’hotel Dolphin (come vedete la camera si trova al quattordicesimo piano, che in realtà negli USA sarebbe il tredicesimo, e, chicca, la somma delle sue cifre fa 13), teatro di oltre 50 decessi quasi tutti per suicidio, morti naturali o annegamenti (di cui uno nel brodo di pollo). In questa stanza si troverà a vivere un impressionante sfida contro le oscure presenze che la abitano, rivivendo eventi devastanti del suo passato, tra cui la morte della piccola figlia, che fa un po’ da centro a tutta la trama del film.

Il film è in totale crescita per tutta la sua durata, non si punta tanto allo spavento improvviso (anche se qualche scena c’è e ci sta) quanto all’accumulo inesorabile di tensione, che ti fa vivere pienamente le paure che vive il protagonista. E si gioca soprattutto sul crescendo. Si parte dalle ormai classicissime accensioni improvvise ed inspiegabili degli elettrodomestici, lavandini e così via, a visioni della gente morta in passato in quella stanza, a catastrofi naturali (la stanza prima si congela, poi addirittura si allaga).

Finale tra le altre cose non banale. Infatti in molti si aspetterebbero che il film finisca nel momento in cui il protagonista annega nella stanza a New York e si ritrova in ospedale a Los Angeles dopo aver fatto un incidente col surf, facendo credere a tutto il pubblico che la stanza fosse un sogno.

Menzione perticolare per John Cusack, che recita da solo per quasi tutto il film, tenendo veramente bene tutta la scena.

La ricerca di vivere in posti leggendari per il protagonista rivela in realtà un’ansia, una ricerca di qualcosa che possa provargli che c’è vita dopo la morte, un posto in cui si possa trovare la figlia. Il ricongiungimento con la moglie e l’ascolto della registrazione su audiocassetta dell’ora vissuta all’interno della camera portano quasi chiaramente a pensare che l’abbia trovata…