Dead Man Down – Il sapore della vendetta


USA 2013
Titolo Originale: Dead Man Down
Regia: Niels Arden Oplev
Cast: Colin Farrell, Noomi Rapace, Dominic Cooper, Terrence Howard, Armand Assante, Isabelle Huppert, Wade Barrett, F. Murray Abraham
Genere: Thriller, Azione

La trama in breve: Victor è il braccio destro di un capomafia di New York in cerca di vendetta per lo sterminio della sua famiglia. Incontra Beatrice, una donna che conosce molto bene il suo passato e che al contempo nasconde un grosso segreto, che gli chiede di uccidere l’uomo che l’ha coinvolta in un incendio, rovinandole per sempre la vita.

I film interessanti di questo 2013, fino ad ora, li ho quasi visti tutti, mentre degli altri non mi interessava praticamente niente. Questo appartiene alla seconda categoria, ma in maniera moderata, nel senso che comunque lo avevo tenuto in considerazione per una visione, ma non lo ho mai ritenuto una cosa imprescindibile. Se avessi il tempo di guardarmi “Django Unchained”, che è l’unica grossa cartuccia che mi manca di questo inizio anno, magari potrei parlare di qualcosa di più serio.

Invece questa storia non è che sia brutta, non è neanche che sia fatta male, anzi il regista, che è la prima volta che lo sento nominare, ma ho scoperto essere il regista di “Uomini che odiano le donne” (l’originale, non il più recente remake americano, che poi è quello che ho visto), sembra che comunque ci sappia fare e sa costruire il clima e la tensione in maniera discreta.

Ciò che non mi dice niente è la completa mancanza di originalità. Ditemi, se riuscirete a contarli, quanti film simili a questo avete visto in vita vostra? Io non riesco a contarli, sono davvero troppi. E alla fine di tutto il rischio è quello di sfociare nella banalità e, soprattutto, nella noia più totale. Ci sono dei titoli che nonostante la trama poco originale riescono a spiccare sopra la media. Questo è un film che fa parte della media. O forse anche un piccolo gradino sotto.

Voto: 5+

Promised Land


USA 2012
Titolo Originale: Promised Land
Regia: Gus Van Sant
Cast: Matt Damon, John Krasinski, Frances McDormand, Rosemarie DeWitt, Lucas Black, Titus Welliver, Hal Holbrook, Ken Strunk, Tim Guinee, Scoot McNairy, Terry Kinney
Genere: Drammatico

La trama in breve: Steve Butler è un rivenditore della Global, una potente compagnia operante nel settore energetico, che viene mandato assieme ad una sua collega a McKinley col compito di convincere gli abitanti della piccola cittadina a vendere il loro terreno alla compagnia per poter effettuare le trivellazioni per estrarre gas naturale. Quella che all’inizio sembrava una facile opera di convincimento alla fine si rivela un’impresa piena di ostacoli.

La storia che viene raccontata nel film non è certo un buonissimo spunto per creare una pellicola. Infatti è stato già un floppone in America e anche qui in Italia non se l’è filato praticamente nessuno. Eppure questo film, nonostante l’argomento non proprio accattivante, riesce ad essere un buonissimo intrattenmimento, riesce a non annoiare grazie al buon ritmo impostogli dalla regia di Gus Van Sant e alle comunque buone prove degli attori protagonisti.

Non pochi sono gli spunti di riflessione che ci suggerisce questo film. Dall’ambientalismo duro e puro, uno degli ostacoli che saranno costretti ad affrontare i due rivenditori della Global, fino al potere dei soldi, con il quale all’inizio i due protagonisti sembrano avere vita facile, data anche la condizione di crisi in cui riversa la città.

Non è certo una trama nuova, quella di questo “Promised Land”, ma il modo in cui viene raccontata è assolutamente encomiabile ed è un film che mi sento di consigliare a chiunque. Una visione quasi necessaria.

Voto: 7+

Qualche consiglio musicale – Episodio 5


Ministri – Per un passato migliore

Provenienza Milano, Italia
Genere: Alternative Rock
Un disco molto interessante per una band che nell’ultimo periodo sta spopolando abbastanza, ma che mai prima d’ora avevo avuto il piacere di ascoltare. Non fa propriamente parte del genere di musica che sono solito ascoltare, ma mi sono piaciuti particolarmente i testi e il suono di alcune canzoni. Bisognerebbe provare a vedere un loro concerto, sembrano essere molto divertenti.
Canzone Preferita Se si prendono te
Voto: 6,5

Bullet for my Valentine – Temper Temper

Provenienza Bridgend, Galles
Genere: Metalcore
Dopo una canzone di apertura, “Breaking Point”, molto interessante e coinvolgente, sono rimasto abbastanza appassionato dalla voce del cantante e dall’energia di tutti gli altri strumenti. Principale pecca dell’album, probabilmente, l’impossibilità di mettersi a cantare le canzoni, oppure proprio il fatto che non ne venga la voglia. Spicca nel disco una cover di “Whole Lotta Rosie” degli AC/DC, eseguita live alla BBC-Radio.
Canzone Preferita Temper Temper
Voto: 7

Funeral For a Friend – Conduit

Provenienza: Bridgend, Galles
Genere: Emo, Screamo
In realtà non so nemmeno di preciso che cosa diavolo voglia dire quello che ho scritto alla voce “genere”. L’unica cosa che so è che questo album è stato, finora, uno dei peggiori ascolti di quest’anno. Canzoni veloci e brevi che, probabilmente, prese singolarmente, ascoltate una volta ogni tanto, potrebbero anche essere carine, ma che messe tutte in fila non si riesce a distinguerne una dall’altra. In tal modo non si riesce davvero a trovare qualcosa di salvabile in questo disco.
Voto: 4

La madre


Spagna, Canada 2013
Titolo Originale: Mama
Regia: Andrés Muschietti
Cast: Jessica Chastain, Nikolaj Coster-Waldau, Megan Charpentier, Isabelle Nélisse, Daniel Kash
Genere: Horror

La trama in breve: Victoria e Lily, due sorelline, scompaiono e quando vengono ritrovate, cinque anni dopo, si scopere che hanno vissuto per tutto questo tempo sotto le cure di un’entità, da loro chiamata “Madre”. Le bambine vengono affidate alle cure dello zio Lucas e della sua compagna Annabel, ma “Madre non ha intenzione di abbandonarle.

Quando poche settimane fa vidi il corto a cui questo film si ispira, girato dallo stesso Andrés Muschietti, ne rimasi profondamente affascinato ed anche alquanto inquietato. Dunque la premessa per questa pellicola non poteva che essere buona. Poi sapendo che nel cast c’erano Nicolaj Coster-Waldau, che recita in “Game of Thrones”, ma soprattutto Jessica Chastain, che già mi aveva colpito in “The Help”, nel recente “Zero Dark Thirty” e nel mio film preferito del 2012 “Take Shelter” e diventata in breve tempo una delle mie attrici preferite se non LA mia attrice preferita.

Ora, va ammesso. Il film non ha molto da dire al genere horror. Il fatto di essere stato tratto da un cortometraggio ha pagato un po’ lo scotto in termini di sceneggiatura, che nell’intera durata del film e nel suo insieme, ha degli evidenti punti deboli. Infatti la storia è molto classica e, di fondo anche abbastanza scontata. Non è però del tutto scontato il finale ed ho apprezzato in particolar modo le parti oniriche del film.

Dove il film invece ha un evidentissimo punto di forza è nella costruzione del clima, nel riuscire a farti sentire la tensione e i nervi a fior di pelle. La bellezza di un film horror si misura non dai salti sulla sedia come tutti credono (se arrivo dietro di voi di soppiatto e vi urlo fortissimo nelle orecchie saltate sulla sedia, ma provate a fare un intero film horror in questo modo…), ma da quanto il clima di tensione creato riesce a farti paura. E i salti sulla sedia sono solo un contorno.

Questo film a tratti mi ha fatto moderatamente paura. Non mi ha inquietato, sono riuscito a dormire benissimo e tranquillamente, però durante tutta la sua durata sono rimasto sempre sull’attenti. E poi oh, che cavolo. E’ dai tempi di Shining che le coppie di bambine mi fanno sempre una paura tremenda!

Voto: 6,5

Pretty Little Liars – Season Finale: “A Dangerous GAme”


Le piccole e belle puttanelle bugiarde accompagnano ormai da tre stagioni il mio divertimento seriale, attraverso un telefilm assolutamente trash allo stato puro, che però è capace di intrattenere e di creare dipendenza, come solo i buoni telefilm sanno fare. In questo telefilm però c’è anche la componente mistery, che in realtà poi è quella che a me interessa maggiormente, componente nel quale nel corso delle stagioni la serie è abbastanza calata.

diciamo che in questa terza stagione si è così tanto insistito sul creare trame composite, gremite di arzigogoli rarissimi, e poi si accorgono che mancava quella nota sola. Ah no, quello lo diceva Elio nella genialissima “Canzone mononota”. Scusate l’errore. Beh però nella ricerca degli arzigogoli rarissimi, la trama e la componente mistery si sono un po’ perse per strada, creando storie nuove ogni volta e aggiungendo sempre qualche domanda, senza però toglierne nessuna.

Atteggiamento che alla lunga lascia il fianco scoperto alle incongruenze , in una serie in cui, col passare delle puntate, scopriamo che ogni personaggio può essere coinvolto nella morte di Alison, ogni personaggio poi viene scagionato, creando un canovaccio che alla lunga diventa qualcosa di esagerato. Le quattro puttanelle poi, Aria, Spencer, Emily e Hanna iniziano ad avere dissidi interni e le loro storie iniziano a scarseggiare.

Il finale di stagione poi è qualcosa che fa girare abbastanza le scatole. Non tanto per il tipico cliffhanger che ti fa venire voglia di aspettare giusto quei due mesi per vedere che cosa hanno visto quelle quattro, quanto più che altro perchè, secondo me, il fatto che [SPOILER] Alison è molto probabilmente viva [FINE SPOILER] devo dire che me lo aspettavo abbastanza e che prima o poi sarebbe venuto fuori.

Voto alla terza stagione: 6+
Voto al season finale: 5/6

Bon Jovi – What About Now


Genere: Rock
Provenienza: Sayreville – New Jersey

Io adoro Bon Jovi. Ma che dico, io amo Bon Jovi! E, in quanto amante di Bon Jovi, non sarò al concerto a San Siro del 29 Giugno e mi sto ancora rosicando i gomiti per questo motivo. Detto questo. Io amo Bon Jovi. Ah, l’ho per caso già detto? Beh oh, io amo Bon Jovi, non posso farne a meno di ripeterlo. Sono molto affezionato a moltissime delle sue canzoni, soprattutto quelle un po’ più datate come “Runaway”, “Livin’ on a Prayer”, “In these Arms” e tantissime altre che non è il caso di elencare perchè sennò finisco dopodomani.

Detto questo negli ultimi anni Bon Jovi mi aveva un po’ deluso con gli ultimi suoi album “Lost Highway” e “The Circle”, dalla quale erano uscite sì un paio di piccole perle, ma che dentro al mio tenero cuoricino non erano riuscite ad avere la stessa presa che hanno avuto le canzoni da me citate precedentemente. Comunque, sia chiaro, non amo Bon Jovi di meno di quanto lo ho sempre amato. E’ un po’ lo stesso concetto di Giovinco con la Juve. Può anche fare una doppietta col Bayern Monaco tra due settimane, ma ciò non me lo farà odiare di meno (e comunque tranquilli, il nano non farà mai una doppietta decisiva).

Devo ammettere però che ci ho messo un pochino a farmi convincere da quest’album. O meglio, ci ho messo un bel po’ a farmi convincere dal singolo promozionale “Because We Can”, ascoltato la prima volta durante il programma di Fabio Fazio su RaiTre, singolo che non mi aveva convinto proprio per niente. Datagli una seconda opportunità, mi è bastato un solo terzo ascolto per impararmi il testo a memoria e per continuare a cantarmela e suonarmela nella mia testa almeno una o due volte al giorno. Non se ne vuole più andare, diventerà sicuramente un mio nuovo cult bonjoviano.

Ora, però, avendo ascoltato per intero il nuovo album, sono assolutamente sicuro che sì, mi è piaciuto, ma che ci sia di meglio nella carriera del buon John Bon Jovi. Non che questo disco sia brutto, affatto. E’ che ha un piccolo difetto. A parte la canzone d’apertura “Because We Can”, non ci sono altre tracce che ti mettano la voglia di schiacciare sul tasto repeat. Così come non c’è nessun’altra traccia che ti faccia pensare di skippare in avanti.

Punto di forza dell’album sono dunque le canzoni un po’ più energiche quali la già troppe volte citata “Because We Can”, la title-track “What About Now” e “What’s Left of Me”, un po’ meno riuscite secondo me le ballad quali ad esempio “Amen” e, anche se un po’ meglio, “I’m with You”.

Canzone Preferita: Because we Can

Voto: 7,5

I Croods


USA 2013
Titolo Originale: The Croods
Regia: Kirk De Micco, Chris Sanders
Doppiatori Originali: Nicolas Cage, Ryan Reynolds, Emma Stone, Catherine Keener, Clark Duke, Cloris Leachman, Randy Thom, Chris Sanders
Doppiatori Italiani: Francesco Pannofino, Emiliano Coltorti, Rosalia Misseri, Laura Boccanera, Luigi Morville, Paola Giannetti, Alice Porto
Genere: Animazione

La trama in breve: Grug è il capofamiglia di una famiglia preistorica che, dopo un terremoto, è costretta a lasciare la propria caverna. Durante il viaggio per trovare una nuova abitazione la famiglia incontra Guy, un ragazzo nomade che farà conoscere alla famiglia il “mondo del domani” di cui Grug e gli altri hanno tutti un’immensa paura.

Il nuovo film della Dreamworks, dopo mesi di pubblicizzazione in ogni modo e in ogni dove, dopo molto tempo in cui ero riuscito addirittura, grazie ai trailer, ad impararmi a memoria qualche scena del film, è arrivato il momento in cui ho dovuto proprio guardarlo. Non potevo farne proprio a meno, è stato più forte di me.

Il film, che parte da un’idea assai interessante, ovvero quella di raccontare la vita e la scoperta del mondo che li circonda da parte di una famiglia preistorica, che però ha moltissime cose in comune con noi. Innanzitutto la paura del cambiamento è il messaggio fondamentale che vuole passare il film. La famiglia di Grug ha molta paura di superare i propri limiti, ma nel momento in cui è costretta a farlo per cause che non dipendono da loro, cerca ancora di rifugiarsi nel solito posto, di non andare avanti ma di stare fermi.

Ed è proprio il messaggio che vuole mandare il film il suo punto di forza. Forse un film d’animazione, che di solito è un genere destinato ai più piccini, che vuole parlare a loro facendo riflettere noi un po’ più grandi. E forse più che un film per bambini questo film è indirizzato ai più giovani, quelli che muovono verso l’età del lavoro. Non so, io ci ho visto questo, libero di sbagliarmi.

Proprio per questo motivo il film perde quello che è il suo obiettivo. Le poche risate che suscita sono abbastanza risicate e la prima parte del film rischia di risultare abbastanza noiosetta.

Voto: 6/7

Banshee – Stagione 1


Banshee
(serie tv, stagione 1)
Rete Americana: Cinemax
Creatore: David Schickler, Jonathan Tropper
Cast: Antony Starr, Ivana Milicevic, Ulrich Thomsen, Frankie Faison, Hoon Lee, Rus Blackwell, Matt Servitto, Demetrius Grosse, Trieste Kelly Dunn, Ryann Shane, Daniel Ross Owens, Lili Simmons, Ben Cross
Genere: Azione

La trama in breve: Un uomo torna in libertà dopo aver scontato quindici anni di prigione. Braccato dagli uomini di Rabbit, l’uomo che aveva tentato di rapinare quindici anni prima, si mette sulle tracce della sua compagna e complice Ana, ritrovandosi a Banshee, cittadina della Pennsylvania. Scoperto che Ana si è rifatta una vita, dopo essersi ritrovato in uno scontro a fuoco in cui rimane ucciso Lucas Hood, il neosceriffo di Banshee, l’uomo decide di rubare la sua identità e di fingersi sceriffo.

Dopo l’episodio pilota, abbastanza esagerato ma comunque godibile, avevo deciso di accantonare la serie per un po’. Eh sì, devo ammetterlo, l’episodio pilota della serie, che introduce praticamente tutta la trama narrata, non mi aveva convinto, complici soprattutto delle scene al limite dell’assurdo. Deciso comunque a recuperare gli episodi successivi mi sono ritrovato ad amare veramente questa serie.

Infatti la serie si presenta da una parte come la classica serie action, abbastanza tamarra, con un personaggio principale, interpretato dall’esordiente Anthony Starr (che ricorda vagamente Stephen Amell, l’interprete di Arrow), all’apparenza sbruffone e sicuro di sè, innamorato di una donna che lo ha tradito e che si è rifatta una vita. Ma Sotto questa copertina la serie nasconde uno spessore e soprattutto una sceneggiatura degna dei grandi lavori.

Da una parte il personaggio di Hood porta dentro di sè, ed anche fuori, tutte le cicatrici e le ferite procuratesi durante gli anni di prigionia, che ci vengono magistralmente mostrati in alcuni flashback per farci capire bene il suo passato. Dall’altra parte il suo cuore andrà sempre in una direzione: Ana, interpretata dalla bellissima Ivana Milicevic.

Inoltre i cattivi della serie, due principalmente, risultano abbastanza credibili. Uno, Kai Proctor, interpretato Ulrich Thomsen, che sta abbastanza nell’ombra, ma è una cattivo per cui comunque si riesce a provare una certa sorta di empatia. L’altro, che inizialmente sta nell’ombra ma che verrà definitivamente allo scoperto nella seconda metà della stagione, Mr. Rabbit, è il tipico cattivo che bisogna odiare, quello che non mostra alcun briciolo di umanità.

Il tutto è condito da altri personaggi secondari per i quali subito si riesce a sentire una sorta di empatia naturale. Il primo è Sugar Bates, interpretato da Frankie Faison, ex pugile galeotto, ora proprietario di una locanda e miglior consigliere di Hood. Un altro è Job, interpretato da Hoon Lee, un hacker transessuale che riesce oltre a momenti di pura cattiveria a regalare anche momenti di vera e propria ilarità. Ultima, ma non ultima, è Rebecca Bowman, interpretata dalla fantastica Lili Simmons, appartenente alla comunità Hamish di Banshee, ma che nasconde un animo da zoccolona (anzi, non è che lo nasconda proprio bene eh…).

Con un season finale che ha chiuso molte delle storyline presenti e ne ha aperte di nuove, mettendo molta carne al fuoco per la seconda stagione, che, è ufficiale, si farà e andrà in onda ad inizio 2014, la serie è riuscita a ricordare moltissimo lo stile pulp trasportato ai giorni nostri. Sparatorie ai limiti dell’irreale e moltissima azione!

Voto alla prima stagione: 7,5
Voto al season finale: 8+

The Sessions – Gli incontri


USA 2012
Titolo Originale: The Sessions
Regia: Ben Lewin
Cast: John Hawkes, Helen Hunt, William H. Macy, Moon Bloodgood, Annika Marks, W. Earl Brown, Blake Lindsley, Adam Arkin, Robin Weigert, Rusty Schwimmer, Rhea Perlman, Jennifer Kumiyama, Jenni Baird
Genere: Drammatico

la trama in breve: Mark, 38 anni, è costretto sin da bambino a vivere in un polmone d’acciaio, in quanto ammalato di poliomelite. Deciso ad avere una vita normale, decide di perdere la verginità e di iniziare ad amare una donna e, sotto consiglio di un prete, ingaggia una terapista sessuale, Cheryl.

Fin dall’inizio del film capiamo quali siano i problemi di Mark. Oltre agli ovvi problemi creatigli dalla malattia contratta da bambino, egli è sentimentalmente legato ad una voglia matta di innamorarsi di qualcuno e soprattutto di provare l’amore vero. E’ un poeta, attività che sicuramente gli fa avere una certa visione dell’amore. Ed è anche molto molto religioso (altrimenti non potrebbe vivere senza “qualcuno con cui prendersela” per ciò che gli è accaduto).

Il punto focale del film è l’ingaggio, da parte di Mark, della terapista sessuale Cheryl, interpretata da un’ottima Helen Hunt, con la quale dopo le prime volte inizia un rapporto non solo atto a fargli perdere la verginità, ma anche un qualcosa di poetico e di sentimentale, che legherà i due in maniera incredibile.

Interessantissimo anche il rapporto che si crea tra Mark e il suo confessore Brendan, interpretato da William H. Macy, che non è un prete convenzionale, anzi, si tratta proprio di un prete “sui generis”.

Sfido chiunque ad essere così insensibile da non commuoversi dopo aver guardato questo film, che sicuramente non è un capolavoro (comunque candidato all’Oscar come miglior film e ad altre statuette, quindi una buona impressione deve pure averla fatta…), ma che si fa guardare con un certo trasporto.

Voto: 7

Il grande e potente Oz


USA 2013
Titolo Originale: Oz the Great and Powerful
Regia: Sam Raimi
Cast: James Franco, Mila Kunis, Michelle Williams, Rachel Weisz, Abigail Spencer, Zach Braff, Ted Raimi, Bill Cobbs, Tony Cox, Stephen R. Hart, Bruce Campbell, Martin Klebba, Joey King, Tim Holmes
Genere: Fantastico

La trama in breve: Oscar Diggs è un illusionista che lavora per un circo in Kansas, nel 1905, con lo pseudonimo di “il grande e potente Oz”. Egli è un seduttore e dona a tutte le sue donne un piccolo carillon, “appartenuto alla sua nonna defunta”. In realtà però egli ne ha molte copie. Dopo uno spettacolo andato male, Oscar consiglia ad Annie di sposare John Gale e, mentre fugge su una mongolfiera dall’Uomo forzuto, sdi imbatte in una tempesta. Quando si risveglia si ritrova ad Oz, dove incontra Theodora, che lo informa di essere il protagonista di una profezia riguardante quella terra.

Ho ritenuto sin dalla notizia della sua uscita questo film un film molto interessante. Chi non ha mai visto “Il mago di Oz”? Uno dei film più affascinanti della storia del cinema, che se lo rivedessi a questa età probabilmente non so quale effetto otterrebbe su di me, dopo che me ne innamorai quando ero piccolo.

Questo prequel molto ma molto post-datato rispetto all’originale si rivela una storia abbastanza interessante, che però non riesce ad andare oltre il puro e semplice intrattenimento. La regia di Sam Raimi è qualcosa di veramente potente e intrigante a tal modo da fare innalzare abbastanza il livello dell’intera pellicola.

Non si tratta di una pura e semplice bambinata, così come non è un film impegnato (ovviamente). Si resta nel mezzo, tramite degli effetti speciali molto molto suggestivi e dei personaggi a cui viene dato un certo spessore. Su tutti Oz, interpretato dal buonissimo James Franco, un èpersonaggio che nella sua sbruffoneria e sfacciataggine lascia trasparire una certa debolezza.

Interessante, ma a un certo punto diventa abbastanza sprecata, anche Theodora/la strega cattiva dell’Ovest, interpretata dalla sempre splendidamente bella Mila Kunis. Spassosissima anche la scimmietta alata Finley, probabilmente il personaggio più divertente di tutta la storia.

“…e tu, avrai una bella montagna di banane, va bene?”
“Banane? Oh, capisco, poichè sono una scimmia dovrei amare le banane, giusto? Questo è un falso stereotipo!”
“Non ti piacciono?”
“Certo che mi piacciono, sono una scimmia, non sia ridicolo, ma non mi piace che me lo dica”

Voto: 7+