Sinister


USA 2012
Titolo Originale: Sinister
Regia: Scott Derrickson
Cast: Ethan Hawke, Juliet Rylance, Fred Thompson, James Ransone, Clare Foley, Michael Hall D’Addario, Vincent D’Onofrio
Genere: Horror

La trama in breve: Ellison Oswalt è uno scrittore che per scrivere i suoi romanzi indaga su crimini realmente accaduti e tuttora irrisolti. Giunto con la sua famiglia in una casa in cui poco tempo prima è stata uccisa l’intera famiglia tranne una bambina, ora scomparsa, scopre, mentre indaga sull’accaduto, dei vecchi video girati su pellicole Super 8, in cui sono incisi degli agghiaccianti omicidi.

Sapete quanto io sia scettico sugli horror. Eppure sono convinto che per fare il vero horror non c’è sempre bisogno dell’idea geniale o di qualcosa di assolutamente originale e nuovo. Constatato che “The Blair Whitch Project”, grazie al filone che ha creato, ha letteralmente rovinato il cinema horror grazie a Oren Peli e “Paranormal Activity”, sono sempre stato convinto che per fare un buon horror basti riuscire a padroneggiare quelle tecniche che riescano a fare paura. Poi se la trama del film si è già vista e rivista fa niente.

E’ questo il caso di “Sinister”, un film che dal punto di vista della trama e della sceneggiatura non è che abbia qualcosa di nuovo da offrire. C’è la casa stregata in cui sono successi degli omicidi. C’è la bambina scomparsa. C’è un mostro presente su ogni scena del crimine. Eppure questo film, pur non dicendo niente di nuovo, ha quel qualcosa che deve avere ogni film horror: fa paura! Ma davvero.

A partire dai videotape girati in pellicola Super 8, che pur non mostrando niente di così particolari, risultano, grazie ad una colonna sonora che crea una tensione assurda e grazie all’effetto “vecchio” che si viene a creare con quella particolare pellicola, agghiaccianti, da lasciarti letteralmente paralizzato davanti allo schermo.

Il punto forte del film è appunto la colonna sonora firmata da Christopher Young. Un monumento alle colonne sonore dei film horror. Musica da tensione pura, tre quarti del merito della paura provocatami da questo film va alla sua musica, azzeccata, in ogni momento.

Purtroppo la pellicola abusa a volte di quella tecnica dello spavento improvviso con volume alzato all’inverosimile che a me non piacciono per niente. Fanno sì fare dei grossi salti sulla sedia, ma il problema delle emozioni forti e improvvise è che scemano in altrettanto poco tempo. Mr. Boogie, che poteva risultare un cattivone assolutamente credibile, poteva anche rimanere nell’ombra. Un trucco non riuscito alla perfezione invece fa calare un bel po’ la tensione, che sarebbe stata alta se appunto il cattivo fosse rimasto un’entità e non un qualcosa di corporeo e visibile.

Voto: 7,5

Chained


Ora, ben due giorni dopo aver visto questo film, mi sto ancora chiedendo cosa mi abbia spinto a vederlo. Forse, come lascia ben intendere il titolo, sono stato incatenato e, così come Alex DeLarge in “Arancia Meccanica”, mi hanno tenuto gli occhi aperti con uno di quei cosi che non so neanche come si chiama, costringendomi a guardare questo film? Se è successo tutto questo non me lo ricordo, probabilmente però il motivo è semplice. Non è affatto andata così… Purtroppo questo film l’ho guardato di mia spontanea volontà.

USA 2012
Titolo Originale: Chained
Regia: Jennifer Chambers Lynch
Cast: Vincent D’Onofrio, Eamon Farren, Evan Bird, Julia Ormond, Sarah Fittler, Conor Leslie, Jake Weber, Gina Philips
Genere: Thriller, Drammatico

La trama in breve: Dopo essere stati al cinema, Tim, bambino di nove anni, e la madre, si imbattono in un tassista pazzo, che, portatili nella sua abitazione, uccide la madre di Tim e lo costringe a vivere con lui. Quello della madre non sarà il primo omicidio a cui assisterà Tim, la sua prigionia durerà per anni.

Posto che ho guardato questo film anche con un discreto interesse, nel senso che alla fine della fiera non mi ha neanche annoiato, però dopo poche scene, già ne avevo capito la portata. Sin dalla recitazione altamente odiosa di Vincent D’Onofrio (oh, caro “Palla di Lardo” di Full Metal Jacket, dove diavolo sei finito??? Perchè mi hai fatto un film così???) e quella di Eamon Farren (chi è, vi chiederete. Risposta: non lo so!).

Sin dalla escalation di inutile violenza fino al tentativo di spiegarla con i traumi passati del protagonista, sino al tentativo di portare Tim a compiere le sue stesse malefatte. Questo film non è riuscito proprio per niente a dirmi qualcosa. Vuole mantenere atmosfere horror pur non essendo un horror, vuole diventare qualcosa di psicologico fallendo miseramente. Questo film, di preciso, dove voleva arrivare???

Voto: 4