Bates Motel


Bates Motel
(serie tv, stagione 1, ep. 1-4)
Rete Americana: A&E
Creatore: Carlton Cuse, Kerry Ehrin
Cast: Freddie Highmore, Vera Farmiga, Max Thieriot, Mike Vogel, Nestor Carbonell, Nicola Peltz, Olivia Cooke, Keegan Connor Tracy
Genere: Thriller

La trama in breve: La serie è un prequel attualizzato del film “Psyco” di Hitchcock. Norman Bates, con la madre Norma, dopo la morte del padre, si trasferisce al Bates Motel. Lì tenteranno di incominciare una nuova vita.

All’inizio non ero molto propenso a gustarmi questa serie, un po’ perchè adoro Psyco e non sapevo se ce l’avrei fatta a guardarla senza pregiudizio alcuno, un po’ perchè l’idea di fare un prequel di “Psyco” non mi attirava particolarmente. Detto questo, mi sono convinto a vederla quando ho visto che nelle mani che hanno creato questa serie figurava un certo Carlton Cuse, già co-sceneggiatore della serie che fa da termine di paragone per raggiungere la perfezione telefilmica, “Lost”.

La serie in questione, all’inizio all’apparenza un po’ sconclusionata, si comporta però bene a livello di trama e di coinvolgimento. Basti pensare che all’inizio vediamo un Norman Bates vestito da anni ’50, viaggiare su una macchina non ho idea di quale anno, ma sicuramente non nuova, prendere in mano un IPhone. Ok, ho capito, abbiamo trasportato la storia di Psyco ai giorni nostri, ma avvisarci prima in qualche modo?

Per il resto le parti più tese riescono a fare entrare bene lo spettatore nell’atmosfera abbastanza malsana su cui si concentra tutta la vicenda. A tutto questo viene anche aggiunta la tipica componente sentimentale, con il buon Norman, che all’apparenza è uno sfigatello, che riesce a colpire nel profondo ben due ragazze, una delle quali stragnocche.

Dal punto di vista del cast, il protagonista Freddie Highmore si comporta in maniera egregia. Così come Vera Farmiga (sorellona della Taissa Farmiga che avevamo visto nella prima stagione di “American Horror Story” e che rivedremo anche nella terza), che interpreta Norma, oltre ad essere una donna stupenda, è anche adattissima per il ruolo che interpreta. Vediamo anche Max Theriot, già visto in “House at the End of the Street”, che interpreta il fratello cattivone e scapestrato di Norman.

Voto: 7,5

Psyco


USA 1960
Titolo Originale: Psycho
Regia: Alfred Hitchcock
Cast: Janet Leigh, Vera Miles, Anthony Perkins, John Gavin, Martin Balsam, John McIntire, Simon Oakland, Vaughn Taylor, Frank Albertson, Lurene Tuttle, Pat Hichcock, John Anderson, Mort Mills, Fletcher Allen, Virginia Gregg, Alfred Hitchcock, Ted Knight
Genere: Thriller

La trama in breve: Marion Crane, dopo aver rubato 40.000 dollari alla società immobiliare per la quale lavora come segretaria, fugge in auto e si rifugia in un motel, diretto dall’enigmatico Norman Bates, che vive con sua madre Norma.

Eccoci qui per un piccolo viaggio indietro nel tempo, per esplorare uno dei capolavori unanimemente riconosciuti di Alfred Hitchcock. Non so per quale motivo mi sia venuto in mente di guardarmi “Psyco” (o se preferite la versione originale, “Psycho”), ma ieri mi è venuta proprio questa voglia al che ho provveduto. Anzi, forse so il motivo per cui ho voluto vederlo. Sto seguendo, e mi sta anche piacendo un sacco, la serie “Bates Motel”, anche se non mi azzardo a fare un paragone, la serie ne morirebbe sotto i miei colpi.

Il film è una pura esaltazione del perfezionismo hitchcockiano, della sua maniacale attenzione ai dettagli, del suo essere più che un regista, un vero e proprio burattinaio e gli attori in scena le sue marionette. Così come si vede tra l’altro nel recente biopic “Hitchcock” che meriterebbe una visione non fosse altro per il contributo anedottico che ci dà proprio sulla realizzazione di questo film.

Come scrissi ieri su Twitter proprio mentre guardavo il film, affermo che la vera potenza di un film thriller/horror sta nel far sì che lo spettatore conosca il film a menadito (io lo sapevo a memoria in pratica), ma riuscendo a fargli provare la stessa identica tensione provata durante la prima visione.

Oltre alla famosissima scena della doccia, in cui tra l’altro il sangue fu realizzato utilizzando tantissimo cioccolato fuso, giusto per andare avanti con qualche curiosità, secondo me le scene più significative sono quelle in cui la protagonista, Marion Crane, guida la sua auto e nel frattempo sembra quasi “sentire” ciò che i suoi colleghi e conoscenti dicono di lei e di quello che ha appena compiuto. La tensione in questi frangenti è veramente palpabile.

Così come l’atmosfera creata dalla colonna sonora. A parte il motivo iniziale, ora stuprato come sigla del programma “Quarto Grado” e il famosissimo strimpellio di violini, che, altra curiosità di cui sono venuto a conoscenza tramite “Hitchcock”, il regista neanche ce la voleva mettere una colonna sonora nella scena della doccia, tutta la componente musicale è un qualcosa che riuscirà a rimanere nella storia.

Per non parlare poi di Janet Leigh, l’attrice che interpreta Marion Crane, protagonista della vicenda, con la quale Hitchcock, come con quasi tutte le attrici protagoniste dei suoi film, aveva avuto un rapporto decisamente particolare, che offre un’interpretazione che è entrata nella leggenda, e di Anthony Perkins, che sotto il suo aspetto di bel ragazzo tutto elegante e impomatato, nasconde uno dei più grandi colpi di scena della storia del cinema.

Voto: 10