La parola ai giurati


USA 1957
Titolo Originale: 12 Angry Men
Regia: Sidney Lumet
Sceneggiatura: Reginald Rose
Cast: Martin Balsam, John Fiedler, Lee J. Cobb, E.G. Marshall, Jack Klugman, Edwards Binns, Jack Warden, Henry Fonda, Joseph Sweeney, Ed Begley, George Voskovec, Robert Webber
Genere: Drammatico

La trama in breve: A seguito di un processo per omicidio volontario, i giurati del processo si riuniscono in una stanza per votare il verdetto di innocenza o colpevolezza. Tutti votano per la colpevolezza, trane uno, che non ci sta a far finire un giovane ragazzo così facilmente sulla sedia elettrica senza nemmeno discuterne sopra.

Secondo consiglio dell’applicazione Muze abbastanza azzeccato. Un film che si svolge interamente in un’unica stanza, con solo dodici personaggi, tutti quanti sviluppati con grande cura e grande dedizione da parte dello sceneggiatore Reginald Rose. E nonostante il film sia svolto tutto in un unico luogo riesce a mantenere per tutta la sua durata una certa tensione e riesce ad essere anche piuttosto avvincente.

Non sono mai rimasto particolarmente impressionato dai film vecchio stile in bianco e nero. Allo stesso modo questo non mi ha particolarmente impressionato, essendo un film basato interamente sui dialoghi e su diversi personaggi che sono fermi sulla scena a discutere tra di loro. La psicologia dei personaggi però rimane uno dei punti migliori del film, in quanto la storia della decisione sulla colpevolezza o innocenza del ragazzo imputato diventa un pretesto per inserire tutte le storie personali dei dodici giurati, che nel titolo originale vengono appellati come “12 uomini arrabbiati”.

Il film è chiaramente valido, dato che all’epoca ha ricevuto critiche assolutamente entusiastiche e nomination a svariati premi e la conservazione al National Film Registry dal 2007.

Voto: 7,5

Psyco


USA 1960
Titolo Originale: Psycho
Regia: Alfred Hitchcock
Cast: Janet Leigh, Vera Miles, Anthony Perkins, John Gavin, Martin Balsam, John McIntire, Simon Oakland, Vaughn Taylor, Frank Albertson, Lurene Tuttle, Pat Hichcock, John Anderson, Mort Mills, Fletcher Allen, Virginia Gregg, Alfred Hitchcock, Ted Knight
Genere: Thriller

La trama in breve: Marion Crane, dopo aver rubato 40.000 dollari alla società immobiliare per la quale lavora come segretaria, fugge in auto e si rifugia in un motel, diretto dall’enigmatico Norman Bates, che vive con sua madre Norma.

Eccoci qui per un piccolo viaggio indietro nel tempo, per esplorare uno dei capolavori unanimemente riconosciuti di Alfred Hitchcock. Non so per quale motivo mi sia venuto in mente di guardarmi “Psyco” (o se preferite la versione originale, “Psycho”), ma ieri mi è venuta proprio questa voglia al che ho provveduto. Anzi, forse so il motivo per cui ho voluto vederlo. Sto seguendo, e mi sta anche piacendo un sacco, la serie “Bates Motel”, anche se non mi azzardo a fare un paragone, la serie ne morirebbe sotto i miei colpi.

Il film è una pura esaltazione del perfezionismo hitchcockiano, della sua maniacale attenzione ai dettagli, del suo essere più che un regista, un vero e proprio burattinaio e gli attori in scena le sue marionette. Così come si vede tra l’altro nel recente biopic “Hitchcock” che meriterebbe una visione non fosse altro per il contributo anedottico che ci dà proprio sulla realizzazione di questo film.

Come scrissi ieri su Twitter proprio mentre guardavo il film, affermo che la vera potenza di un film thriller/horror sta nel far sì che lo spettatore conosca il film a menadito (io lo sapevo a memoria in pratica), ma riuscendo a fargli provare la stessa identica tensione provata durante la prima visione.

Oltre alla famosissima scena della doccia, in cui tra l’altro il sangue fu realizzato utilizzando tantissimo cioccolato fuso, giusto per andare avanti con qualche curiosità, secondo me le scene più significative sono quelle in cui la protagonista, Marion Crane, guida la sua auto e nel frattempo sembra quasi “sentire” ciò che i suoi colleghi e conoscenti dicono di lei e di quello che ha appena compiuto. La tensione in questi frangenti è veramente palpabile.

Così come l’atmosfera creata dalla colonna sonora. A parte il motivo iniziale, ora stuprato come sigla del programma “Quarto Grado” e il famosissimo strimpellio di violini, che, altra curiosità di cui sono venuto a conoscenza tramite “Hitchcock”, il regista neanche ce la voleva mettere una colonna sonora nella scena della doccia, tutta la componente musicale è un qualcosa che riuscirà a rimanere nella storia.

Per non parlare poi di Janet Leigh, l’attrice che interpreta Marion Crane, protagonista della vicenda, con la quale Hitchcock, come con quasi tutte le attrici protagoniste dei suoi film, aveva avuto un rapporto decisamente particolare, che offre un’interpretazione che è entrata nella leggenda, e di Anthony Perkins, che sotto il suo aspetto di bel ragazzo tutto elegante e impomatato, nasconde uno dei più grandi colpi di scena della storia del cinema.

Voto: 10