Paura


Ero convinto che questo film, horror italiano dei fratelli Manetti, avrebbe potuto soddisfarmi. Invece, a dispetto del titolo, del trailer assolutamente invitante e di moltissime altre cose questo film non fa assolutamente paura. Ma neanche un po’, anzi.

Italia 2012
Titolo Originale: Paura
Regia: Manetti Bros
Cast: Peppe Servillo, Francesca Cuttica, Lorenzo Pedrotti, Domenico Diele, Claudio Di Biagio
Genere: Horror, Thriller

La trama in breve: Marco, Giovanni e Ale sono tre giovani ragazzi di Roma che, venuti in possesso delle chiavi della lussuosa villa del marchese Lanzi, decidono di passare lì il weekend in assenza del padrone di casa. A causa di un guasto all’auto, il marchese è costretto a tornare in anticipo alla villa e, mentre i tre tentano di scappare, uno di loro scopre una inquietante verità: il marchese tiene una ragazza prigioniera in una stanza della villa.

Pochi commenti da fare su questo film, sinceramente. Non fa paura assolutamente, ma questo lo ho già detto, a dispetto di quanto dice il titolo. Anzi, un bel po’ di paura ne fa, ma non nel senso che pensate. Fa proprio abbastanza pena come film. Un film che vuole tentare di imitare le atmosfere argentiane nei momenti di pura tensione ma, per un motivo o per l’altro, non ce la fa assolutamente.

Infatti, se la colonna sonora costituisce un contributo abbastanza decente nel creare tensione (non è affatto una colonna sonora buona, ma comunque non è da buttare in toto), quella poca che viene creata viene fatta scemare completamente dalla recitazione letteralmente da cani dei suoi protagonisti.

Gli attori che interpretano i tre ragazzi sono abbastanza sconosciuti, uno solo dei tre, Domenico Diele, che interpreta Ale, avevo già avuto modo di vederlo in “ACAB – All Cops are Bastards” e devo dire che lì si era comportato abbastanza bene. Qui un disastro eppure non è il più irritante della combriccola. Mentre Claudio Di Biagio interpreta un personaggio pressocchè inutile, la peggiore prestazione è quella di Lorenzo Pedrotti, che non fa altro che ripetere ossessivamente le stesse due o tre battute, recitandole anche malissimo.

Voto: 4

A.C.A.B. – All Cops Are Bastards


Ho sempre odiato in modo molto particolare la moda degli ultimi tempi in voga tra i giovani di criticare a priori polizia, carabinieri e forze dell’ordine in generale. Ancora di più se a farlo è gente di 14 anni che lo fa quasi per moda e che si sente ribelle solo perchè grida cori come “Celerino figlio di puttana”, chiama le forze dell’ordine “sbirri”, come si fa nei film d’azione ammerigani o canta “Io che porto rancore alla guardia e al questore che vita di merda tu dormi in caserma non parli Italiano ma solo campano c’hai pure i baffoni ci hai rotto i coglioni gli amici tuoi veri son carabinieri infami veri”. Cori e parole che hanno soltanto poco senso.

Questa mia digressione iniziale c’entra poco col film A.C.A.B., anche se l’acronimo della sigla vuol dire proprio “All Cops Are Bastards”, altra sigla che negli ultimi tempi va di moda scrivere sui muri, sui banchi di scuola e sulle magliette. Un film che ci fa vedere, anche se in maniera molto grezza, la vita dei componenti delle squadre antisommossa di Roma.

Italia, Francia 2012
Titolo Originale: A.C.A.B. – All Cops Are Bastards
Regia: Stefano Sollima
Cast: Pierfrancesco Favino, Filippo Nigro, Marco Giallini, Domenico Diele, Andrea Sartoretti, Roberta Spagnuolo, Livio Beshir
Genere: Drammatico

La trama in breve: Cobra, Mazinga e Negro sono tre celerini, tre agenti antisommossa, compagni di lavoro, che affrontano il loro lavoro negli stadi, per prevenire gli scontri tra tifosi, lungo le strade e le piazze durante le manifestazioni. Alla centrale arriva una nuova recluta, Adriano Costantini, che subito viene inserito nel mondo degli agenti antisommossa ed anche nel piacere che egli prova nel fare il punitore in nome della legge.

Il film si pone l’obiettivo di farci vedere la vita di questa squadra di agenti antisommossa, percorrendo le loro vite private e il loro impegno in quanto pubblici ufficiali, facendoci vedere il tutto con gli occhi, quasi ingenui, della nuova recluta Costantini. Si fa molto riferimento in tutta la durata del film al rapporto di fratellanza presente all’interno della stessa squadra, all’aiutarsi l’un l’altro e quant’altro.

Rapporto di fratellanza che però a parte qualche parola e poche azioni, non sempre viene reso nel migliore dei modi, sia dagli attori coinvolti, sia dal regista. Dalla sua, il film gode di una buonissima fotografia che, nonostante abbastanza grezza, riesce a rendere bene l’idea che vuol dare l’intera pellicola. Se quindi i personaggi non sono sempre caratterizzati al meglio, la costruzione dal punto di vista tecnico invece sembra essere molto buona.

Intelligente anche la decisione di non dare un’indicazione cronologica specifica del periodo in cui si svolgono i fatti del film, ma di ripercorrere come, nel bene o nel male, anche se più nel male, i celerini sono entrati agli onori (e disonori) della cronaca italiana. Molti sono i riferimenti ai fatti del G8 di Genova, in particolare sulla scuola Diaz (“Una delle più grandi cazzate della nostra vita” dice Cobra, aka il bravissimo Pierfrancesco Favino), il riferimento all’uccisione di Filippo Raciti durante gli scontri dopo la partita Catania-Palermo e all’uccisione di Gabriele Sandri da parte di un poliziotto.

Riferimenti che toccano da vicino i nostri protagonisti, seppur non diretti, delle vicende, portandoli a delle reazioni, talvolta spropositate, ai problemi che il lavoro gli pone.

Voto: 6,5